Il catasto evoca paure collettive.
Un po’ perché la platea dei proprietari di case è quanto mai numerosa nel nostro Paese, dove le sole prime case sono 19,5 milioni su 32,2 milioni complessive di proprietà di persone fisiche. Un po’ perché nel tempo sono avvenuti parziali adeguamenti scarsamente meditati e per lo più vissuti come punitive stangate per fare cassa. E’ difficile non concordare sulla necessità della riforma di uno strumento scarsamente digitalizzato, aggiornato a macchia di leopardo, neppure preso in considerazione quando le amministrazioni locali predispongono i loro piani urbanistici. Il governo dovrebbe fare maggiore chiarezza, spiegando ai cittadini che la riforma avviene per ammodernare questo indispensabile strumento e assicurandoli che non vuole aumentare le imposte sugli immobili che sono già oltre la media europea.