Fino a 5 anni non solo per lesioni e minacce verso il personale, ma anche per il danneggiamento delle strutture.
Arresto in flagranza di reato anche differita per gli aggressori e reclusione fino a 5 anni per danneggiamento di beni destinati al Servizio sanitario nazionale.
E’ stata approvata in via definitiva la nuova legge contro le aggressioni a medici e infermieri.
L’ultimo via libera alla Camera con 144 voti a favore e 92 astenuti. Una “buona notizia” per il ministro della Salute Orazio Schillaci, che sottolinea come il provvedimento dia “risposte concrete e maggiori tutele al personale sanitario”. Le aggressioni, afferma, non devono più restare impunite.
Arriva dunque un giro di vite contro le aggressioni ai camici bianchi ed ai sanitari anche se, rileva il ministro Schillaci(sopra, in foto), è al contempo necessario “continuare a lavorare per portare avanti un cambiamento culturale e recuperare il senso dell’alleanza terapeutica tra medico e paziente”.
E la nuova norma ha già iniziato a dare risultati concreti: ieri il primo arresto in flagranza differita, che ha riguardato l’uomo che aveva aggredito con un manganello il primario del Pronto soccorso di Lamezia Terme. Il decreto convertito in legge prevede dunque l’arresto obbligatorio in flagranza e, a determinate condizioni, l’arresto in flagranza differita per i delitti di lesioni personali commessi nei confronti di professionisti sanitari, sociosanitari e dei loro ausiliari. Si prevede anche la reclusione da uno a cinque anni e una multa fino a 10.000 euro in caso di danneggiamento, distruzione, dispersione o deterioramento di materiali destinati al Ssn. La misura è il risultato contro i gravi episodi di violenza a danno del personale sanitario e delle strutture sanitarie pubbliche, in particolare nei reparti di Pronto soccorso, che rischiano anche di impoverire il patrimonio sanitario.
E’ un grande passo avanti secondo il sindacato dei medici ospedalieri Anaao-Assomed, ma ora “occorre restituire dignità ai professionisti della salute” e anche per questo, afferma il segretario Pierino Di Silverio, “saremo tutti in piazza a Roma il 20 novembre”. Bene la legge, commenta il sindacato medico Cimo-Fesmed, ma “servono risorse per la formazione e l’organizzazione delle aziende”. Parla di “segnale importante, ma non risolutivo” anche il sindacato degli infermieri Nursind: “Come abbiamo sempre detto, c’è solo un modo per fermare le violenze contro infermieri e medici ed è – conclude il segretario Andrea Bottega – investire sul personale sanitario”.
Il personale medico e infermieristico va difeso contro le violenze, ma è pur vero che nei Pronto soccorso si verificano momenti concitati, e sia i pazienti che i loro familiari vivono attimi di esasperazione.
(Fonte: Ansa)