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Crollo della natalità in Italia

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Anche il 2023 registra un saldo negativo per le nascite in Italia. Lo certifica l’ultimo rapporto Istat che conferma la tendenza negativa anche per l’anno in corso. Cala il numero medio di figli delle donne con cittadinanza italiana e aumenta la quota di nascite fuori dal matrimonio, resta alta l’età media delle madri alla nascita del primo figlio( 31 anni). Il calo delle nascite riguarda anche i figli nati da genitori stranieri.

Nel 2023 le nascite si sono fermate a 379.890 unità, 13mila in meno rispetto all’anno precedente, ossia a un calo del 3,4%. La tendenza si conferma anche per il 2024: i dati provvisori su gennaio-luglio segnalano 4.600 nascite meno dello stesso periodo dell’anno precedente. A indicare l’invecchiamento della popolazione c’è il dato che ogni mille residenti sono nati poco più di 6 bambini.

La diminuzione delle nascite per l’Istat è ormai di lungo corso. Rispetto al 2008, anno in cui il numero dei nati vivi superava le 576mila unità, rappresentando il più alto valore dall’inizio degli anni Duemila, si riscontra una perdita complessiva di 197mila unità (-34,1%).

Ragioni anagrafiche spiegano ulteriormente il calo: le donne in età fertile (convenzionalmente comprese tra i 15 e i 49 anni) sono sempre meno, dopo l’uscita dall’età riproduttiva della generazione del baby-boom (dagli anni ’60 fino alla metà degli anni ’70). L’età media al parto è 31,7 anni, più alta per le italiane (33) rispetto alle straniere (29,7).

Spiega l’Istat, il calo delle nascite è attribuibile per la quasi totalità dalla riduzione nelle coppie di genitori entrambi italiani (che costituiscono oltre i tre quarti delle nascite totali), la diminuzione è in atto anche nelle coppie con uno o entrambi i partner di origine straniera, anche se in misura inferiore.

Nel 2023 i nati da genitori italiani sono calati del 3,9% rispetto all’anno precedente, mentre da coppie con un genitore straniero sono scesi dell’1,5%, da coppie di genitori entrambi stranieri sono diminuiti del 3,1%. Volgendo lo sguardo a un periodo più lungo, si osserva che i nati da genitori entrambi italiani sono calati del 37,7% rispetto al 2008, da un solo genitore straniero del 25,1% rispetto al 2012, da genitori entrambi stranieri del 35,6% rispetto al 2012.

La riduzione tra gli stranieri appare evidente anche osservando il numero medio di figli per donna, che è pari a 1,2: se tra le donne con cittadinanza italiana si è passati da 1,79 a 1,14 tra il 2006 e il 2023, tra le donne con cittadinanza straniera nello stesso periodo il calo è da 2,79 a 1,79.

I primogeniti sono diminuiti del 3,1% rispetto al 2022, i secondogeniti del 4,5% e quelli di ordine successivo dell’1,7% e ritornano ai livelli del 2021. L’aumento dei primogeniti osservato nel 2022 sul 2021 ha costituito quindi una breve parentesi di ripresa – viene sottolineato – determinata dal recupero di progetti riproduttivi rinviati nel periodo pandemico. I secondi figli diminuiscono del 4,5% e quelli di ordine successivo dell’1,7%.

«L’aumento dei primogeniti osservato nel 2022 sul 2021 – fonte Istat – ha costituito quindi una breve parentesi di ripresa, determinata dal recupero di progetti riproduttivi rinviati nel periodo pandemico».

Un altro fenomeno segnalato dall’Istat è che i figli nati fuori dal matrimonio, pur leggermente diminuiti in cifre assolute, sono aumentati in percentuale: nel 2023 sono stati il 42,4% del totale, più 0,8% rispetto all’anno precedente. In un confronto di lungo periodo, cioè a partire dal 2008, la loro incidenza sul totale delle nascite è cresciuto del 22,7%. E’ la dimostrazione del carattere “illecito” nei comportamenti sessuali in Italia.

Ovviamente questi dati, che indicano un drammatico calo della natalità, dimostrano il fallimento delle politiche sociali in merito da parte dei governi passati e di quello attuale, considerando le numerose difficoltà non solo lavorative ma anche economiche cui vanno incontro le coppie che intendessero avere uno o più figli.

Forse che come il Giappone diventeremo sempre più una nazione di anziani?

Ai posteri, se nasceranno, l’ardua constatazione.

(Fonte: Avvenire)

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