Domani al Lido di Venezia nella sala Laguna in pre-apertura alla 21° edizione Giornate degli Autori è omaggio ad Emidio Greco, con la proiezione speciale del suo film d’esordio :”L’invenzione di Morel”.
Presentato cinquant’anni fa, nel 1974, alla Quinzaine des Réalisateurs del Festival di Cannes il film magnetico e allucinatorio è tratto dal romanzo omonimo di Adolfo Bioy Casares e ha nel cast Giulio Brogi, Anna Karina, John Steiner e Roberto Herlitzka.
Le musiche sono del Maestro Nicola Piovani.
(attenzione-spoiler)
Un fuggitivo si nasconde su un’isola deserta da qualche parte nella Polinesia. Alcuni turisti arrivano sull’isola, e la sua paura di essere scoperto diviene un’emozione mista quando si innamora di una di loro. Egli vuole esprimerle i suoi sentimenti, ma un fenomeno anomalo li tiene distanti.
Il fuggitivo inizia a scrivere un diario dopo che i turisti arrivano sull’isola deserta dove si sta nascondendo. Nonostante consideri la loro presenza un miracolo, egli ha paura che essi lo portino al cospetto delle autorità. Si ritira così nelle paludi mentre essi si accampano nel museo sulla cima della collina in cui prima viveva. Con l’avanzare di questo diario veniamo a sapere che il fuggitivo è uno scrittore proveniente dal Venezuela condannato all’ergastolo. Egli crede che si trovi sull’isola (inventata) di Villings, una parte delle Isole Ellice (ora Tuvalu), ma non ne è sicuro; tutto ciò che sa è che l’isola è il bersaglio di una strana malattia i cui sintomi sono simili a quelli dell’avvelenamento da radiazione.
Tra i turisti c’è una donna che va a vedere il tramonto ogni giorno dalla scogliera sul lato occidentale dell’isola. Il fuggitivo la spia e mentre lo fa si innamora di lei. Lei ed un altro uomo, un giocatore di tennis con la barba chiamato Morel che le fa spesso visita, parlano tra di loro in francese. Morel la chiama Faustine. Il fuggitivo decide di avvicinarsi a lei, ma lei non reagisce di fronte a lui; egli presume perciò che lei lo stia ignorando, ma gli incontri con gli altri turisti producono lo stesso risultato: nessuno sull’isola sembra notarlo. Egli fa presente che le conversazioni tra Faustine e Morel si ripetono ogni settimana e teme di stare per impazzire.
Tutto ad un tratto i turisti scompaiono. Il fuggitivo ritorna al museo per investigare e non trova tracce di persone che siano state lì durante la sua assenza: egli riconduce la sua esperienza a del cibo avvelenato, ma i turisti durante quella stessa notte ricompaiono. Essi sembrano essere comparsi dal nulla e parlano ancora una volta come se fossero lì già da un po’ di tempo; il fuggitivo li guarda da vicino, mentre cerca ancora di evitare il contatto diretto, e nota altre strane cose: nell’acquario si imbatte in due copie identiche del pesce morto che aveva trovato il giorno del suo arrivo. Durante una giornata passata alla piscina, vede i turisti che saltellano per scrollarsi di dosso il freddo, sebbene il caldo sia insopportabile. L’avvenimento più strano che nota è la presenza di due soli e due lune nel cielo.
Egli allora elabora molte teorie riguardo a ciò che sta avvenendo sull’isola, ma scopre la verità solamente quando Morel racconta agli altri turisti che ha registrato le loro azioni della settimana passata con una macchina di sua invenzione capace di riprodurre la realtà: egli afferma che la registrazione catturerà le loro anime, e che attraverso la sua ripetizione essi rivivranno quella settimana per sempre e che passerà l’eternità con la donna che ama. Nonostante Morel non menzioni il suo nome, il fuggitivo è sicuro che stia parlando di Faustine.
Dopo aver sentito che le persone registrate in esperimenti precedenti sono morte, uno dei turisti suppone correttamente che anche loro moriranno. L’incontro finisce bruscamente quando Morel se ne va arrabbiato. Il fuggitivo raccoglie degli appunti di Morel e apprende che la macchina continua a funzionare grazie ai venti e alle maree che la riforniscono di una quantità infinita di energia cinetica. Capisce che i fenomeni dei due soli e delle due lune sono una conseguenza di ciò che è accaduto quando la registrazione si è sovrapposta alla realtà—uno è il sole reale e l’altro rappresenta la posizione del sole nel momento della registrazione. Di conseguenza anche tutti gli altri strani accadimenti che erano avvenuti sull’isola avevano una spiegazione simile.
Il fuggitivo inizia ad immaginare tutti gli usi possibili per l’invenzione di Morel, compresa la creazione di un secondo modello per far risorgere le persone. Nonostante ciò prova repulsione per i “nuovi tipi di fotografie” che abitano l’isola, ma con il passare del tempo accetta la loro esistenza. Impara come azionare la macchina e inserisce se stesso nella registrazione così che sembri che lui e Faustine siano innamorati, benché possa aver giaciuto con Alec ed Haynes. Ciò lo infastidisce, ma è fiducioso del fatto che ciò non importerà nell’eternità che passeranno insieme: per lo meno è sicuro che lei non sia l’amante di Morel.
Nelle ultime pagine del diario il fuggitivo descrive come sta aspettando che la sua anima passi nella registrazione mentre sta morendo: chiede un favore alla persona che inventerà una macchina capace di fondere le anime basata sull’invenzione di Morel; chiede, come atto di misericordia, che l’inventore le cerchi e che gli permetta di entrare nella coscienza di Faustine.
“Ho letto Borges che avevo diciotto anni e sono stato folgorato, ma è un autore difficile da portare al cinema – disse allora Greco della genesi di quest’opera – . Quando nel 1967 ho letto poi L’invenzione di Morel di Casares vi ho ritrovato la visione del mondo di Borges in una dimensione narrativa e ho colto la sfida”. Il figlio di Emidio, Alessandro Greco, produttore e fondatore della società Morel Film, commenta così l’omaggio delle Giornate degli Autori al padre: “L’idea che L’invenzione di Morel venga proiettato nuovamente dopo cinquant’anni dalla presentazione al Festival di Cannes, e che questo avvenga proprio alle Giornate Degli Autori, è una cosa che ci riempie di orgoglio e di gioia. Emidio ne sarebbe assolutamente felice. Si tratta della sua opera prima, ed è un film nel quale, da subito, si intuiva la sua idea di cinema e del rapporto fra il cinema e la realtà. Alla fine, il cinema e la macchina inventata da Morel sono strumenti simili: sono entrambi un tentativo di vincere il passare del tempo».
La prima volta che lo vidi in una rassegna di cinema d’essai ero adolescente, e sinceramente rimasi perplesso. Poi, una notte, diversi anni più tardi, l’ho rivisto in tv, e devo dire che l’ho trovato non solo geniale, ma ben diretto. Attenzione, non è un film semplice, ma potrebbe “allargare” i vostri orizzonti.
(Fonte:ANSA)