Dopo soli 46 secondi Angela Carini ha concluso la sua olimpiade di Parigi al primo incontro. Pesantissimi i pugni di Imane Khelif sul suo viso(protetto a malapena dal casco) e nonostante le continue prese in giro sul web che l’atleta delle Fiamme oro sta ricevendo, anche il Ct della squadra di pugilato spagnola conferma che purtroppo lo sport è diventato ideologia e quella di sinistra, pur di supportare i criteri di inclusione, è stata pronta a massacrare la pugile italiana, accusandola ignobilmente di aver orchestrato il ritiro dal match.
Ma il caso emerso della pugile algerina alle Olimpiadi va trattato obbiettivamente, senza ideologie e tifo di parte, valutando scientificamente i vantaggi genetici e ormonali nelle atlete del circuito femminile. Non solo il nome e cognome sul passaporto, come ha fatto il Cio con pressapochismo.
Ed ecco esprimersi al riguardo Reem Alsalem(in foto, sopra), Relatore Speciale delle Nazioni Unite per la violenza contro le donne.
“Angela Carini ha giustamente seguito il suo istinto e ha dato priorità alla sua sicurezza fisica, ma lei e altre atlete non avrebbero dovuto essere esposte a questa violenza fisica e psicologica in base al loro sesso”, ha detto Alsalem, ignorata, questo è strano, nella sua considerazione, da chi non perde mai occasione per citare le relazioni e le esternazioni dei relatori speciali dell’Onu. Nel frattempo, l’International Boxing Association, ha annunciato di voler “risarcire” la pugile italiana con un formale riconoscimento da 100mila dollari, lo stesso che spetta alla pugile che ottiene la medaglia d’oro. Ad ogni modo, la Federazione pugilistica italiana rende noto che non accetterà i premi in denaro annunciati oggi.
“Queste situazioni non mi lasciano indifferente, garantisco che proteggeremo ogni pugile. Non capisco perché stiano uccidendo il pugilato femminile: solo atlete eleggibili dovrebbero competere sul ring, per questioni di sicurezza”, ha spiegato il presidente dell’Iba, Umar Kremlev(in foto, sopra), che ha annunciato un risarcimento economico anche all’atleta uzbeka Sitora Turdibekova, sconfitta a Parigi dalla taiwanese Lin Yu-ting, anche lei espulsa dal circuito mondiale per gli stessi motivi di Khelif.
“Da donna, da assessore allo sport, da sportiva sono indignata. Ecco perché spero che Angela Carini accetti il mio invito di conferirle una medaglia simbolica. Perché lei sì, ribellandosi e gridando al mondo quel ‘non è giusto’, senza nascondersi, sta difendendo i valori più puri dello sport e delle Olimpiadi”, ha dichiarato Federica Poggio(in foto, sopra), assessore allo Sport del Comune di Fiumicino. Carini si trova ancora a Parigi, dove rimarrà fino alla fine delle Olimpiadi per partecipare alla cerimonia di chiusura.
Quello che si chiede doverosamente al Cio è di usare seri criteri scientifici per l’ammissione degli atleti alle competizioni. “La pugile algerina è una donna. Lo dice il suo passaporto. Non esiste traccia di alcun cambio di sesso”, ha spiegato il ministro dello Sport, Andrea Abodi, in un’intervista rilasciata a La Repubblica. “Che fare quando in uno sport esiste una differenza fisica e fisiologica tra gli atleti che competono tra di loro? Il Cio ha scelto la strada inclusiva dell’attestazione burocratica. Guardiamo i documenti e stop. Quindi: le donne, anche iperandrogine, dunque con una forza fisica straordinaria, partecipano sempre alle gare con le altre donne”, ha proseguito Abodi, che sottolinea il bisogno “di un ragionamento scientifico più allargato che tenga conto della situazione fisica dell’atleta ma che rispetti anche l’avversaria”.
Con tutte le polemiche nate da queste olimpiadi all’insegna del trash, approfitto dell’occasione per lanciare una nuova iniziativa, innovativa, a suo modo, e non solo divertente, ma che potrebbe risultare una rinfrescata, per così dire, nell’agonismo moderno.
Olimpiadi animali. Sarebbero divise per categorie apposite in base alle doti naturali e fisiche di ciascun animale. Essenzialmente a partecipazione canina, essendo i migliori amici dell’uomo le creature più versatili dopo l’homo sapiens stesso.
Perché no?
(Fonte: Il Giornale)