Home Cronaca Omicidio Saman, il padre adesso cambia versione e accusa i nipoti

Omicidio Saman, il padre adesso cambia versione e accusa i nipoti

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Il padre di Saman Abbas, condannato all’ergastolo per l’omicidio della figlia di 18 anni uccisa a Novellara 3 anni fa, ha deciso di cambiare versione nella deposizione avvenuta nel carcere di Modena lo scorso 19 aprile fatta in presenza del Pm e dei suoi avvocati.

Shabbar contesta la sentenza di primo grado, in cui lui e la moglie Nazia Shaheen (appena arrestata dalla autorità pakistane e in attesa di estradizione) sono stati condannati all’ergastolo per l’omicidio della figlia Saman. L’uomo racconta un’altra, inedita, versione dei fatti consumatisi a Novellara, in provincia di Reggio Emilia, risalenti al 1 maggio 2021.

La sentenza, che ha condannato a 14 anni di reclusione anche lo zio di Saman, Danish, ha assolto i cugini della ragazza, Ikram Ijaz e Nomanulhaq: ed è proprio contro questi ultimi che si scaglia Shabbar, che li accusa di aver commesso il delitto insieme a Danish. Ai magistrati, Abbas racconta che lui aveva solo ordinato una spedizione punitiva nei confronti del fidanzato della figlia, Saqib. E afferma di essere stato minacciato nel caso avesse raccontato la verità.

”È vero che Saman è morta e che è stata uccisa. Ma è anche vero, che non è stata uccisa da una sola persona: quella sera ce n’era più di una – afferma Shabbar Abbas – Come ha fatto Danish a fare quella buca da solo? Ha usato due badili? C’era qualcun altro: due o tre persone”.

Shabbar racconta di aver chiesto una spedizione punitiva nei confronti di Saqib. ”Io avevo detto di non picchiarlo forte, in modo da non far arrivare l’ambulanza, ma solo di picchiarlo per fargli paura – dice – Quando ho chiamato Danish lui mi ha detto che sarebbero andati tutti e tre: lui, insieme ai cugini di Saman, Ijaz e Nomanulhaq”.

Quindi, Danish dice che sarebbe andato insieme ai cugini a picchiare Saqib ma di essere uscito e non aver sentito niente, ”neanche una voce”. ”Ho capito subito fossero stati tutti e tre”, aggiunge. ”Finora penso di aver salvato mio figlio – spiega – Il papà di Ikram, suo zio, è tutta gente pericolosa. Sono persone molto pericolose. Mi dicevano: ‘C’è tuo figlio, te n’è rimasto uno, non accusare nostro figlio…”’.

Poi aggiunge nel colloquio avvenuto quando la moglie era ancora latitante: ” Nazia non ha ucciso Saman. Una madre piange sempre per sua figlia. Adesso non viene in Italia, ma basterebbe una mia parola e lei arriverebbe qui ”. ”Io voglio solo giustizia, per mia figlia – conclude – Rimango in carcere, non c’è problema, tanto fuori non ho più niente. Quando sento in televisione che io e mia moglie abbiamo ammazzato nostra figlia, mi fa molto male ”.

L’omicidio della povera Saman scaturisce da arretratezza sociale, indolenza nell’integrazione con la società “occidentale”, patriarcato estremista. Se è vero ciò che afferma, perché è scappato con la moglie non ha invece denunciato quelli che secondo lui, sono ora i veri responsabili materiali?

Come scrivo sempre al termine di un articolo sul femminicidio:

Donna, Vita, Libertà.

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