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Il giorno della memoria degli istriani

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 Oggi, 10 febbraio, si celebra il Giorno del Ricordo.

Sono trascorsi venti anni dall’istituzione della legge che istituì questa ricorrenza, che vuole “conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”.

Ma cosa successe allora?

Dopo la fine della seconda guerra mondiale, Jugoslavia, Francia e Austria chiesero delle modifiche di confine lungo le frontiere alpine. Le formazioni partigiane del maresciallo Tito avevano occupato la Venezia Giulia e volevano annetterla alla Jugoslavia. La Francia rivendicava alcune vallate alpine e incoraggiava quei movimenti politici della Valle d’Aosta che chiedevano l’annessione alla Francia; infine l’Austria chiedeva di rimettere in discussione l’appartenenza all’Italia del Sud-Tirolo (Alto Adige). Si trattava di problemi di non facile soluzione.

Col trattato di pace firmato a Parigi nel 1947 fu deciso di scegliere la proposta francese, che fissava il confine a Tarvisio, Gorizia e Monfalcone, e che prevedeva la costituzione del ‘Territorio libero di Trieste’, diviso in una Zona” A ” amministrata dagli Alleati, e da una zona” B “controllata dagli Jugoslavi. La popolazione civile italiana aveva già conosciuto i metodi delle bande partigiane comuniste jugoslave dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, quando il vuoto di potere scatenò omicidi, odi e persecuzioni di matrice politica e indistintamente nazionale.

Questa prima prova di “pulizia etnica” coprì di sdegno e di orrore, e persino i locali Comitati di liberazione nazionale, compresi esponenti comunisti, la denunceranno. Gli italiani venivano infoibati in quanto tali. Nel 1945 poi, non ci fu alcun argine alle incursioni della spietata polizia politica titina, l’Ozna, e al vortice delle vendette e delle eliminazioni. Con il terrore si innescò il fenomeno dell’esodo forzato. Fiume e Pola si svuotarono di oltre 3/4 dei loro abitanti. Si stima che dopo il riassetto dei confini siano stati almeno 350.000 gli italiani sradicati violentemente dalle loro terre, dalle loro storie, dal loro vissuto. I profughi che arrivavano da Istria e Dalmazia vennero insultati e dileggiati dai comunisti, accusati di essere “fascisti” perché in fuga dal modello idealizzato del socialismo di Tito, di cui però gli italiani dei territori orientali conoscevano il vero volto. A mezzogiorno del 18 febbraio 1947 i ferrovieri di Bologna fecero scattare anche uno sciopero contro quello che falsamente venne ribattezzato “il treno dei fascisti”, accolto con bandiere rosse con falce e martello, lanci di sassi e sputi, rovesciamento dei viveri e persino del latte per i bambini. Del resto l’Unità da tempo conduceva una campagna di stampa contro istriani, giuliani e dalmati. Assurdo.

“Le sparizioni nelle foibe – ha detto il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella durante la celebrazione del “Giorno del Ricordo” al Quirinale – o dopo l’internamento nei campi di prigionia, le uccisioni, le torture commesse contro gli italiani in quelle zone, colpirono funzionari e militari, sacerdoti, intellettuali, impiegati e semplici cittadini che non avevano nulla da spartire con la dittatura di Mussolini. E persino partigiani e antifascisti, la cui unica colpa era quella di essere italiani, di battersi o anche soltanto di aspirare a un futuro di democrazia e di libertà per loro e per i loro figli, di ostacolare l’annessione di quei territori sotto la dittatura comunista”. Trieste sarebbe tornata all’Italia nel 1954 e lo stato di fatto sulle zone di spartizione sarebbe stato sancito solo nel 1975 con il Trattato di Osimo. Dopo l’esodo, i profughi conobbero anche la diaspora per diversi Paesi del mondo, per ricostruirsi o inventarsi una vita. Conservare la memoria delle vittime e di chi ha sofferto questa dolorosa pagina di storia: questo il senso del Giorno del ricordo. 

Le guerre portano colpevoli e vittime da tutte le parti. In realtà non esistono vincitori, ma solo sconfitti.

Ora, a distanza di anni, in molti luoghi della terra ancora ci sono divisioni, guerre, ingiustizia, dolore.

L’umanità sembra ancora non aver imparato dai propri errori.

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