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Stefano Bandecchi ha annunciato le dimissioni da sindaco di Terni

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Stefano Bandecchi ha annunciato le proprie dimissioni da sindaco di Terni, in Umbria. Bandecchi ha riferito in un post sulla piattaforma digitale Instagram di avere comunicato «alla giunta e a tutti i consiglieri di Alternativa Popolare di avere già dato le dimissioni dalla carica di sindaco». Sempre nel messaggio, Bandecchi ha spiegato di averlo fatto per motivi «di carattere politico», aggiungendo comunque di essere ancora il segretario del suo partito “Alternativa Popolare” e che si candiderà comunque alle elezioni europee. La decisione non sembra essere dunque legata alle numerose polemiche dei mesi scorsi per le volgarità pronunciate in più occasioni durante il Consiglio comunale.

Bandecchi era stato eletto sindaco nel maggio dello scorso anno e da allora si era reso protagonista di diversi scambi verbali, spesso fortemente accesi e piuttosto volgari, durante le sedute del Consiglio Comunale. Di recente aveva usato espressioni molto forti su come secondo lui gli uomini guardano le donne, mentre si stava decidendo un atto comunale per il contrasto alla violenza di genere. Le sue parole sono state non solo inappropriate, ma sessiste e volgari. Proprio in seguito a quelle dichiarazioni a Terni (e a diversi episodi di violenza verbale)era stata avviata una petizione per chiedere le dimissioni da sindaco.

Prima della carriera politica Bandecchi aveva fondato un’università telematica nota come Università degli Studi Niccolò Cusano, ma era diventato famoso soprattutto come presidente della Ternana, la squadra di calcio della città. Per lungo tempo vicino al Movimento Sociale Italiano, era diventato uno dei finanziatori di Forza Italia e nel 2017 aveva aderito ad Alternativa Popolare, il partito fondato da Angelino Alfano. Nel 2022 divenne coordinatore nazionale di Alternativa Popolare, con il quale aveva sostenuto diversi candidati alle elezioni regionali e amministrative.

Ora, non più sindaco, tenta la strada europea. Cosa che potrebbe anche riuscirgli. Sarà un problema degli interpreti dover tradurre nell’aula di Bruxelles le sue paroline volgari.

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