Il titolo alla nascita
Vittorio Emanuele Alberto Carlo Teodoro Umberto Bonifacio Amedeo Damiano Bernardino Gennaro Maria è nato a Napoli il 12 febbraio 1937. Acclamato principe dell’Impero, ricevette dal nonno il titolo di principe di Napoli, una tradizione di casa Savoia per i principi ereditari e i loro primogeniti (insieme a quello di principe di Piemonte attribuito al padre Umberto, allora erede al trono).
Vittorio Emanuele di Savoia, avrebbe compiuto 87 anni il 12 febbraio, è morto questa mattina a Ginevra. Come funziona la successione? Vi ricordiamo che i titoli nobiliari nella Repubblica Italiana non contano nulla.
Se fosse tutto lineare, Vittorio Emanuele, nipote Vittorio Emanuele III, e figlio di Umberto II, avrebbe lasciato il titolo al figlio Emanuele Filiberto. La monarchia infatti prevede l’automatismo della successione dinastica, che sottrae la designazione e l’ascesa del Sovrano a lotte di fazione, per fare primeggiare uno rispetto ad altri eredi.
In casa Savoia vige la legge “salica”, cioè la successione di maschio in maschio, ribadita dal non più vigente Statuto Albertino del 4 marzo 1848( infatti è la Costituzione l’unico vero documento in Italia, ad essere in vigore). Nel 1780-82 Vittorio Amedeo III di Savoia, Re di Sardegna, emanò Regie Patenti che precisarono ulteriormente le norme regolanti la successione dinastica. Esse stabiliscono che, per contrarre matrimonio, un Principe Reale deve chiedere e ottenere il consenso del Sovrano e Capo della Casa se intende conservare il suo status, cioè il titolo e i diritti conseguenti; diversamente perde il rango di erede dinastico e tutti i benefici a esso connessi.
Questo è un passaggio importante, perché, in casa Savoia la linea dinastica si complica. Perché alla fine degli anni cinquanta i rotocalchi diffondono la notizia della relazione tra Vittorio Emanuele di Savoia e l’attrice Dominique Claudel. Il re Umberto II, in una lettera a Vittorio Emanuele del 25 gennaio 1960, preannuncia il proprio rifiuto alla concessione del regio assenso qualora Vittorio Emanuele avesse contratto matrimonio diseguale ed espose il proprio punto di vista sulla questione: «Il tuo matrimonio con la sig.na Claudel porterebbe come conseguenza la tua decadenza da qualsiasi diritto di successione come Capo della Casa di Savoia e di pretensione al trono d’Italia, perdendo i tuoi titoli e il tuo rango e riducendoti alla situazione di privato cittadino.”
Umberto II avvertì il figlio che un matrimonio non autorizzato avrebbe comportato anche risvolti patrimoniali, dal momento che l’eredità dello stesso Umberto II sarebbe in futuro stata divisa in parti uguali fra Maria Pia, Vittorio Emanuele, Maria Gabriella e Maria Beatrice, anziché riservare una quota più consistente all’erede dinastico.
Vittorio Emanuele, in pratica, sarebbe rimasto erede civile di Umberto II, equiparato alle proprie sorelle nell’asse ereditario «giacché non vi sarebbe più alcuna ragione per un particolare trattamento» a suo favore, ma non sarebbe più stato erede dinastico e successore.
Nel 1970 quando Vittorio Emanuele si sposa in nozze civili con Marina Doria, con una cerimonia celebrate a Las Vegas(!), Umberto II prende atto dell’automatica decadenza dinastica del figlio a norma delle regie lettere patenti del 13 settembre 1780 («tanto i contraenti che i discendenti da tale matrimonio si intenderanno senz’altro decaduti dal possesso dei beni e dei diritti provenienti dalla Corona e dalla ragione di succedere nei medesimi»)e, coerentemente a quanto notificato il 25 gennaio 1960.
Nel 1983, dopo la morte del Re Umberto II, in Italia si crea ancora più confusione. Nel 2004, la questione dinastica genera un alterco fra i due cugini durante le nozze di Felipe di Spagna, con Vittorio Emanuele che colpisce al volto Amedeo con un pugno. Amedeo, nel 2006, viene proclamato Capo della Casa dalla Consulta dei senatori del Regno presieduta da Aldo Alessandro Mola, e contestualmente lascia il titolo di duca d’Aosta per quello di duca di Savoia.
Il 1º giugno 2021, alla morte di Amedeo, la pretesa al titolo di duca di Savoia passa al figlio Aimone, che diventa così il nuovo Capo di Casa Savoia in contrasto con Vittorio Emanuele.
La tesi favorevole a Vittorio Emanuele di Savoia e oggi, ad Emanuele Filiberto di Savoia
Vittorio Emanuele prima, ed oggi Emanuele Filiberto, e i loro sostenitori tendono a ridimensionare gli atti e i fatti citati. Inoltre, Vittorio Emanuele sosteneva che le leggi che regolano Casa Savoia, ma solo quelle relative ai matrimoni, siano decadute con la proclamazione della forma repubblicana dello Stato nel 1946, o che comunque siano state modificate dall’entrata in vigore dello Statuto Albertino nel 1848.
Vittorio Emanuele, pur nella sua interpretazione della validità delle regole dinastiche di Casa Savoia, aveva sempre riconosciuto la legge salica come pilastro della successione, sancita dall’articolo 2 dello Statuto Albertino. Di conseguenza, almeno fino a fine 2019, questo era l’ordine di successione secondo la tesi a lui favorevole: Vittorio Emanuele, duca di Savoia e Capo della Casa; Emanuele Filiberto di Savoia (1972), principe di Piemonte; Amedeo di Savoia-Aosta (1943), quinto duca d’Aosta; Aimone di Savoia-Aosta (1967), duca delle Puglie; Umberto di Savoia-Aosta (2009), principe del sangue; Amedeo di Savoia-Aosta (2011), principe del sangue.
A fine 2019, Vittorio Emanuele, con un decreto del 28 dicembre 2019, ha «adeguato alle norme comunitarie sull’uguaglianza di genere» la legge salica,[52] perifrasi che di fatto implica l’abolizione della legge salica stessa in favore della primogenitura semplice. Inoltre, Vittorio Emanuele ha circoscritto la linea di successione esclusivamente alla propria discendenza e, contestualmente, ha conferito alla nipote Vittoria il trattamento di altezza reale, la qualità di principessa reale e il titolo di principessa di Carignano, seguito dal titolo di marchesa d’Ivrea; alla nipote Luisa ha conferito il trattamento di altezza reale, la qualità di principessa reale e il titolo di principessa di Chieri, seguito dal titolo di contessa di Salemi.[53]
La linea di successione dinastica, secondo il suo nuovo decreto, sarebbe pertanto la seguente: Vittorio Emanuele, duca di Savoia e Capo della Casa, defunto il 3 febbraio 2024; Emanuele Filiberto di Savoia (1972), principe di Piemonte, dal 3 febbraio 2024 duca di Savoia e Capo della Casa; Vittoria di Savoia (2003), principessa di Carignano; Luisa di Savoia (2006), principessa di Chieri.
La tesi favorevole ad Aimone di Savoia-Aosta
Secondo la tesi di Aimone di Savoia-Aosta, requisito fondamentale per la successione in Casa Savoia è quello relativo al regio assenso per i matrimoni: nel caso di mancato assenso a un matrimonio diseguale (un principe con una borghese, come nel caso di Vittorio Emanuele di Savoia e Marina Doria), il contraente perde immediatamente, cioè senza necessità di alcun provvedimento o di atto da parte del Capo della Casa, qualsiasi diritto dinastico.
Quindi, Vittorio Emanuele, essendosi sposato senza l’assenso di suo padre Umberto II, il quale era contrario al matrimonio al punto da comunicare agli italiani di non inviare auguri o regali agli sposi, avrebbe perciò infranto le leggi di successione della sua Casa e si sarebbe così portato automaticamente al di fuori dalla successione per sé stesso e per i suoi discendenti. Ripetutamente Vittorio Emanuele era stato avvisato dal padre della perdurante validità delle leggi di successione in Casa Savoia. In base a questo matrimonio non autorizzato, contrario alle leggi dinastiche, Amedeo di Savoia-Aosta giustificò la sua pretesa di Capo della Casa.
Secondo i sostenitori di Aimone, quale successore del padre Amedeo, le leggi di successione dinastica possono essere modificate solo in due modi: con l’esercizio effettivo combinato dei poteri della Corona e del Parlamento, oppure con un accordo preventivo scritto e firmato da tutti i principi maggiorenni della famiglia la cui posizione in linea di successione verrebbe alterata.
Mancando queste condizioni, stante l’attuale ordinamento repubblicano dello Stato e non essendo stato redatto alcun accordo preventivo fra tutti i principi maggiorenni di Casa Savoia, sempre secondo i sostenitori di Aimone non sarebbe possibile, per Vittorio Emanuele, compiere modifiche unilaterali alle leggi di successione.
In base a questo, i sostenitori di Aimone ritengono illegittimo e privo di valore l’atto con cui, il 28 dicembre 2019, Vittorio Emanuele ha «adeguato alle norme comunitarie sull’uguaglianza di genere» la legge salica, di fatto abrogandola in favore di Vittoria, figlia primogenita di Emanuele Filiberto. Inoltre, i sostenitori di Aimone ritengono illegittimi e privi di valore i titoli che Vittorio Emanuele ha concesso alle proprie nipoti, in quanto decaduto e senza alcuna facoltà di concedere titoli.
L’attuale linea di successione dinastica, secondo i sostenitori di Aimone, sarebbe la seguente: Aimone, duca di Savoia e Capo della Casa; Umberto di Savoia-Aosta (2009), principe di Piemonte; Amedeo di Savoia-Aosta (2011), duca degli Abruzzi.
Per chi si fosse divertito a leggere tutto questo arzigogolato bailamme di regole nobiliari, vi ricordo e rammento che in Italia i titoli nobiliari non hanno valore.
(Fonte:LaRepubblica, e non a caso)