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Poste Italiane e Giorgetti

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“Tenuto conto del quadro normativo e statutario e delle linee che seguirà il programma di privatizzazioni, la cessione di una quota del capitale di Poste Italiane sarà, comunque, volta ad accrescere il valore del Gruppo Poste, garantendo, nel contempo, la qualità dei servizi e il mantenimento dei livelli occupazionali”.

Lo ha riferito il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti rispondendo in “question time” ad un’interrogazione sulla privatizzazione di Poste, ricordando che il 25 gennaio il Consiglio dei Ministri ha approvato un dpcm che “sarà trasmesso alle competenti Commissioni parlamentari per acquisirne il parere prima di avviare l’operazione”. 

Il Dpcm approvato dal Cdm del 25 gennaio, ha ricordato il ministro, è “volto a regolamentare l’alienazione di una quota della partecipazione detenuta dal Ministero dell’economia e delle finanze nel capitale di Poste Italiane, in misura tale da conservare in capo allo Stato una partecipazione, anche indiretta, che assicuri il controllo pubblico”.

Relativamente a Poste Italiane, la quota di partecipazione del Mef e della Cassa Depositi e Prestiti è pari complessivamente al 64,26% (il 35% è detenuto da Cdp e il 29,26 per cento dal Ministero), mentre la restante quota è detenuta dal mercato (35,74%)”, ha ricordato Giorgetti. “Lo Statuto di Poste Italiane, inoltre – ha aggiunto -, contiene una clausola di limite al possesso azionario in base alla quale nessun soggetto diverso dal Mef, da enti pubblici o da soggetti da questi controllati può detenere azioni per una quota superiore al 5 per cento del capitale della società”.

Nell’interrogazione “più volte si è ricorso al verbo svendere: credo che qualcun altro abbia svenduto in passato importanti asset del Paese, certamente non lo farà questo governo”. Lo ha detto il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti rispondendo in question time ad un’interrogazione sulla privatizzazione di Poste.

Si spera che le Poste funzionino meglio.
   

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