Zucchero, riso e olio di oliva: sono i prodotti che hanno segnato i rincari maggiori nel 2023 rispetto alla fase pre-Covid.
E’ quanto emerso dai dati diffusi dall’Istat. Cali di prezzo interessano poco meno del 10% del paniere mentre oltre la metà (5,1%) è costituita da prodotti appartenenti alla categoria degli Altri beni. Tra i prodotti alimentari a maggiore tasso di crescita del prezzo nel periodo 2019 – 2023 figurano lo zucchero (64,8%), il riso (+50,0%), l’olio di oliva (42,3%), la pasta secca (40,1%), il burro (36,5%), il latte intero (21,9%).
Precedentemente avevo già segnalato come, nel paniere classico dell’Istat, avevo riscontrato aumenti in media di alcuni prodotti del 65% rispetto al periodo pre-pandemico. Prima ancora della crisi dell’accessibilità della via marittima del Mar Rosso ad opera dei ribelli yemeniti Houthi, alcuni prodotti avevano subìto aumenti, a mio avviso, ingiustificato, soprattutto per stock di prodotti alimentari a lunga scadenza, in questo caso lo zucchero.
Il mio collaboratore Nicola Gallo mi aveva fatto notare, mentre prendevamo un caffè al bar, che le bustine monouso di zucchero, hanno assunto una nuova forma, quadrata, rispetto a quella originaria rettangolare. Il che significa meno zucchero. Amaro ma vero.
Rincari come quello dell’olio d’oliva, ad esempio, non solo gravano sul già travagliato bilancio domestico, ma spingono molti consumatori a ricorrere a canali non ufficiali di distribuzione, in particolar modo gestiti da chi, sofisticando prodotti non conformi non solo alla vigente normativa CE, ma tali prodotti risultano essere dannosi per la salute in quanto contengono additivi chimici, coloranti. Inoltre, falsificando la tracciabilità dell’origine, alimentano, letteralmente, il mercato clandestino parallelo a quello ufficiale e certificato italiano.
Altri prodotti essenziali per l’apporto nutritivo Rda(RAZIONE GIORNALIERA CONSIGLIATA) come il riso e anche la pasta, sono ormai d’importazione, e ancora, se non passano tramite canali ufficiali, la salute del consumatore è inevitabilmente a rischio.
Nota di curiosità: prestate sempre attenzione a ciò che acquistate. Ora vi spiego.
Sempre il mio collaboratore, curioso ma anche dovutamente sospettoso verso quello che acquista causa allergie alimentari, mi ha fatto notare che in un noto prodotto di “pasta nostrana” comunemente venduto in diversi marchi di catene di distribuzione c’è la dicitura, in caratteri minuscoli, anche se in grassetto: “può contenere tracce di senape”(?).
Il grano raccolto del 2021 ha portato infatti, ad una grande allerta sulla presenza nel mercato di questa forte contaminazione, tanto che quando questo emerse alla luce, il Ministero della Salute obbligò ad apporre questa etichetta sui prodotti a rischio. Ma che cosa significa in realtà questo avvertimento?
La senape viene utilizzata nell’agricoltura con una duplice fondamentale funzionalità.
La prima è quella della concimazione, come spesso accade per molti rimedi naturali che servono proprio a nutrire il terreno affinché diventi più produttivo. La seconda è quella di “nematocida“, ossia di perfetto elemento di annientamento della diffusione di vermi nocivi che intaccano le piantagioni. La sua distribuzione sul campo potrebbe avvenire quindi quando si ha la necessità di depurarlo da organismi infestanti.
Ecco allora svelato il mistero ed ecco il perché i pacchi di pasta riportano questa dicitura. Ovviamente, proprio perché si tratta di un elemento naturale e piccante, si è reso più che necessario renderlo noto per evitare qualunque tipo di problema a chi possa essere portatore di allergie a questo elemento.
Dunque non preoccupatevi, e continuate a comprare prodotti d’eccellenza italiani. A meno che non siate allergici alla senape.
Per quanto riguarda l’ultimo prodotto, il latte, la questione è annosa e spinosa, ed il suo prezzo aumenta a scapito del produttore, che non riceve quanto spetterebbe ma il prezzo è inficiato dai costi di distribuzione(vedi Mar Rosso per carburanti).
Purtroppo il “KM-Zero” resta una realtà locale ben delimitata in zone piccole e fuori dalla portata dei grandi consumi di massa.