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Anna Procida, l’infermiera picchiata al Pronto Soccorso di Castellammare di Stabia: «Sono un mostro, ho le labbra gonfie. Ora ho paura»

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Occhi scuri e capelli neri, il dente incisivo superiore scheggiato, il naso rotto, il labbro superiore gonfio. Anna Procida, infermiera 30enne, porta sul volto i segni della brutale aggressione subìta mentre era in servizio al Pronto Soccorso del San Leonardo mercoledì sera. Per lei una prognosi di venticinque giorni e lo shock di essere stata picchiata mentre svolgeva il suo lavoro a beneficio di tutti.

Intervistata da Fiorangela D’Amora presso “Leggo”, l’infermiera vittima di una brutale aggressione così riferisce sull’accaduto.

Che cosa è successo?
«Solite situazioni di tutti i giorni, quattro persone erano in un’area di codice rosso vicino ad un paziente. Non potevano stare lì e affollare la sala così ho chiesto che uscissero e hanno cominciato prima a inveire e a offendere poi a picchiarci». Con chi era? «Con mia sorella più piccola Mariarosaria, anche lei infermiera in pronto soccorso. Avevamo da poco iniziato il turno di notte, erano le 20.30, provavamo a mettere ordine nel reparto chiedendo ai parenti nelle stanze di spostarsi in sala d’aspetto. Un gruppo che si trovava vicino a un paziente ha cominciato a inveire».

Cosa vi dicevano?
«Che erano lì dalla mattina, che dovevano stare vicino al loro parente e che non si sarebbero spostati. Noi abbiamo insistito e loro dalle parole sono passati alle mani. Mia sorella è stata aggredita da una donna che le ha tirato i capelli e l’ha strattonata a terra, io sono stata portata fuori da un uomo che mi ha messo la mano sulla spalla dicendomi “vieni con me” quando siamo arrivati all’uscio mi sono girata mi ha sferrato il pugno».

È riuscita a scappare?
«Non ne ho avuto il tempo, mi ha preso a calci mentre ero a terra con il naso rotto. Il medico di turno mi ha soccorso e medicato mentre arrivavano le forze dell’ordine».

Come si sente ora?
«Sono troppo arrabbiata, quello che è accaduto a noi è la quotidianità in pronto soccorso.
Qualche sera prima ad un collega hanno rotto gli occhiali. La violenza da parte dei parenti è diventato un fatto ordinario. Stiamo denunciando da mesi che lavoriamo in condizioni disumane con gente inferocita che non riusiamo a gestire. Dobbiamo chiedere il permesso per passare e anche se trattiamo un’emergenza restano lì vicino ai parenti, siamo costretti a scavalcare le persone che affollano il pronto soccorso».

Ha già denunciato l’accaduto?
«Per ora l’Asl ha provveduto d’ufficio, io sto finendo i referti e poi andrò in commissariato per formalizzare la denuncia».

Tornerà in servizio al San Leonardo?
«Oggi non posso rispondere sono troppo amareggiata.

E’ più che comprensibile l’amarezza di Anna. Purtroppo il fenomeno delle aggressioni verso il personale sanitario degli ospedali non accenna a diminuire, ma anzi, Anna di sicuro non sarà l’ultima vittima del suo lavoro, o meglio del pericolo cui vanno incontro gli operatori, spesso dei Pronto Soccorso, quando hanno a che fare con parenti violenti di pazienti. Anche se in molti casi è l’apprensione generata dalla gravità del ricovero, ciò non giustifica minimamente in alcun modo le reazioni che hanno coloro che si comportano in una maniera così assurda e violenta.

Un augurio ad Anna, che possa rimettersi al più presto, tornare bella come non mai e riprendere il suo lavoro con la professionalità di cui è portatrice.

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