Home Cultura Lee Sun-kyun, morto l’attore del film premio Oscar “Parasite”. Aveva 48 anni.

Lee Sun-kyun, morto l’attore del film premio Oscar “Parasite”. Aveva 48 anni.

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L’attore sudcoreano è stato trovato all’interno di un’auto nel centro della capitale Seul, secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa sudcoreana “Yonhap” che ha citato fonti della polizia. Lee Sun-kyun era indagato perché sospettato di fare uso di cannabis(marijuana e hashish) e altri farmaci psicotropi. Uno scandalo che aveva offuscato la sua immagine di attore di successo privandolo di apparizioni televisive e contratti pubblicitari.

Lee Sun-kyun, famoso per il suo ruolo in “Parasite” che ha trionfato agli Oscar del 2020, è stato trovato morto oggi in quello che appare come un suicidio. L’uomo, 48 anni, è stato trovato all’interno di un veicolo.”Mi scuso sinceramente per aver deluso molte persone essendo coinvolto in un incidente così spiacevole”, aveva detto. “Mi dispiace per la mia famiglia che sta sopportando un dolore così difficile in questo momento”.

IL SUCCESSO CINEMATOGRAFICO

Lee è apparso in diversi lungometraggi del regista Hong Sang-soo ma è stato con “Parasite”, sotto la direzione di Bong Joon-ho, che ha raggiunto la fama internazionale. Nel 2021 era stato insignito dello Screen actors guild (la “gilda” degli attori da schermo)per la pellicola vincitrice degli Oscar. Lo scorso anno aveva ricevuto la nomination come miglior attore agli International Emmy Awards per la sua interpretazione nel thriller di fantascienza “Dr. Brain”. Il suo ultimo film “Sleep”, dove interpreta il ruolo di un marito sonnambulo che terrorizza la moglie, è stato presentato quest’anno fuori concorso al Festival di Cannes.

Se non l’avete visto, vi consiglio “Parasite”(il cinema sudcoreano è molto creativo).

La storia: L’incontro tragicomico tra due mondi speculari e opposti: quello dei seminterrati umidi e senza wifi di una famiglia truffaldina, che cerca in tutti i modi di sbarcare il lunario, e quello dalle perfette forme geometriche di una villa da copertina dove una famiglia benestante cerca disperatamente di essere all’altezza della propria immagine. L’unico punto di incontro possibile tra questi due mondi è il lavoro, e quando la famiglia di disgraziati riesce ad insinuarsi come un parassita nella vita di quella benestante, questo “gruppo di famiglia in un interno” diventa un covo di dipendenze pronto ad esplodere in mille frantumi di fronte alla cruda realtà.

Con questa storia di lotta di classe e di coabitazione tra ricchi e poveri, Bong Joon-ho punta il dito sulla brutalità di un mondo che sembra aver perso i suoi riferimenti politici e morali e che rischia, con la schiavitù del consumismo moderno, di farci ripiombare in uno stato brado da cui è difficile uscirne indenni.

Emblematica la scena in cui si sente “In Ginocchio da Te “di Gianni Morandi.

Ci sono momenti “topici” davvero divertenti, ma anche tragici che fanno riflettere. Niente spoiler, state tranquilli.

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