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Belgrado in protesta

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Il partito del presidente è accusato di aver ottenuto un “vantaggio ingiusto” a causa della parzialità dei mass-media e delle irregolarità del voto. Nella capitale, dove per i sondaggi l’opposizione era in vantaggio, il partito di Vucic ha vinto di misura.

Sono otto i poliziotti rimasti feriti nei violenti scontri di ieri sera a Belgrado, dove una nuova manifestazione antigovernativa dell’opposizione, per denunciare presunti brogli elettorali, è degenerata nel tentativo di assaltare e fare irruzione nella sede del Municipio di Belgrado. Gli arrestati sono stati 35. I dimostranti erano circa 2.500, che prima si erano radunati davanti alla sede della commissione elettorale.

Come ha detto il capo della polizia, Ivica Ivkovic, due agenti hanno riportato ferite di una certa entità, uno dei quali verrà sottoposto a intervento chirurgico. Per tre ore, ha affermato Ivkovic, i dimostranti violenti hanno attaccato le forze di polizia in assetto antisommossa, con un fitto lancio di sassi, bottiglie, bastoni, uova e altri oggetti, che hanno danneggiato seriamente le porte d’ingresso e i vetri di diverse finestre dell’edificio. A lungo, ha aggiunto il capo della polizia, gli agenti hanno evitato di intervenire per scongiurare una pericolosa escalation della situazione di alta tensione.

Situazione, questa, che resta molto tesa nel Paese dei Balcani, a pochi giorni dal risultato elettorale per le elezioni amministrative e legislative che ha visto una conferma netta del partito del presidente, Alexandar Vucic.

Condanna unanime degli incidenti e delle violenze è arrivata da esponenti del governo e da rappresentanti della Republika Srpska, l’entità a maggioranza serba della Bosnia-Erzegovina. Il presidente Vucic, che aveva stigmatizzato il tentativo di assalto al Municipio, ha parlato del tentativo di attentare alle istituzioni e all’ordine costituzionale dello Stato, e ha annunciato fermi provvedimenti nei confronti dei responsabili facinorosi. Vucic ha incontrato stamane l’ambasciatore russo in Serbia, Aleksandr Bocan-Kharcenko, informandolo delle violenze al Municipio. Con il diplomatico ha parlato al tempo stesso delle prospettive dei rapporti bilaterali tra Russia e Serbia e della situazione regionale e internazionale. E proprio dal presidente russo Putin sono arrivati gli auguri per le festività del Nuovo Anno e del Natale ortodosso, che si celebra il 7 gennaio in base al calendario giuliano.

Migliaia di sostenitori della coalizione di opposizione “Serbia contro la violenza” (Spn) hanno manifestato per chiedere la ripetizione delle elezioni generali del 17 dicembre, a causa delle accuse di brogli nelle votazioni. La settima protesta davanti alla sede della Commissione elettorale per presunte irregolarità a favore del partito al potere Sns, del presidente Vucic, è stata finora la più grande.

La situazione si è resa più tesa quando i leader dell’opposizione, dopo il corteo iniziale, si sono recati al vicino edificio del Municipio, nel tentativo di irrompere e rivolgersi poi ai cittadini da lì chiamandoli “vincitori delle elezioni”. I manifestanti hanno rotto le finestre della porta principale. La polizia a Belgrado ha poi fatto uso di gas lacrimogeni per disperdere i manifestanti.

Vucic ha duramente condannato le violenze: “La Serbia contro la violenza ha tentato con la violenza e la forza di occupare la sede del Municipio”, ha detto Vucic, citato dai media, “ma i cittadini non devono aver paura, non è in atto alcuna rivoluzione” ha aggiunto il presidente.E poi “Lo Stato è forte abbastanza per difendere la democrazia e la libertà. I responsabili saranno arrestati”.

Lunedì scorso una missione internazionale di monitoraggio ha confermato che l’Sns ha ottenuto un vantaggio ingiusto attraverso la parzialità dei media, l’influenza impropria del presidente e le irregolarità, come l’acquisto di voti. Vucic ha replicato ribadendo la correttezza delle elezioni.

Una settimana fa, in Serbia, si sono svolte le consultazioni per il rinnovo del Parlamento nazionale, per l’Assemblea della Vojvodina e le comunali in 65 città, tra cui Belgrado, dove l’Snp si aspettava la vittoria e ritiene che essa sia stata “rubata” con manipolazioni. L’Spn, principale partito d’opposizione, non riconosce i risultati e chiede l’annullamento degli scrutini.

Nei giorni scorsi, gli oppositori hanno organizzato proteste per “difendere i voti”, mentre diversi militanti dell’Spn sono in sciopero della fame nella sede del Rik. Secondo i risultati ufficiali, l’Sns ha vinto le elezioni parlamentari con il 47% dei voti, il doppio di quello della coalizione d’opposizione Spn. Nelle municipali di Belgrado, il Sns ha vinto con un margine ristretto e la formazione del governo locale resta incerta a causa della mancanza di una maggioranza decisa, per questo Vucic ha aperto alla possibilità di nuove elezioni nella capitale.

Le autorità respingono le accuse di presunte manipolazioni e hanno assicurato che le istituzioni indagheranno sulle denunce. Vucic ha accusato ieri i dirigenti dell’Spn di “brutali pressioni sulle istituzioni” con l’obiettivo di “modificare la volontà elettorale”.

Anche in Serbia non c’è pace sociale, nonostante il passato bellico negli anni ’90.

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