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Lode a Stoccolma, sostenibile e coerente.

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Dal 2025 addio alle auto a motore termico nel centro città: il divieto sarà attivo su un’area di circa 180.000 km².

Dal 31 dicembre 2024 sarà vietata la circolazione di auto a benzina e diesel in un’area di circa 180.000 metri quadrati nel cuore di Stoccolma(Svezia).

La capitale svedese ha da poco annunciato l’ambizioso piano per migliorare la qualità dell’aria e ridurre le emissioni di gas serra. Si tratta della prima zona ambientale di classe 3 in Svezia, la più restrittiva, che consentirà solo l’accesso a veicoli elettrici, ibridi plug-in e a gas che rispettano gli standard Euro 6, anche se dall’obbligo restano ancora esclusi i motocicli. Chi violerà il divieto rischierà una multa di 85 euro. Bene.

L’iniziativa si inserisce nella strategia di mobilità urbana di Stoccolma, che punta a creare una città più verde e percorribile a piedi o in bicicletta, con una rete di trasporti pubblici efficiente e a basso impatto. Il vice sindaco per i trasporti e l’ambiente urbano, Lars Strömgren, ha dichiarato: “La scarsa qualità dell’aria danneggia i polmoni dei neonati e fa sì che gli anziani muoiano prematuramente. Dobbiamo eliminare i gas di scarico nocivi delle auto a benzina e diesel. Ecco perché stiamo introducendo la zona a basse emissioni più ambiziosa finora”.

Un plauso a Lars, che ha a cuore la salute dei suoi cittadini.

L’impatto delle auto a combustione “classica”

Le auto a benzina e diesel sono tra le principali fonti di inquinamento atmosferico, responsabili di emissioni di particolato (PM10 e PM2.5), biossido di azoto (NO2), ozono (O3) e anidride carbonica (CO2). Queste sostanze hanno effetti negativi sia sul clima, contribuendo al riscaldamento globale, sia sulla salute umana, causando malattie respiratorie, cardiovascolari e cancerogene.

Secondo l’Agenzia europea dell’ambiente, l’inquinamento atmosferico provoca circa 440.000 morti premature ogni anno in Europa, 364.000 nell’Unione europea. L’ italia è al primo posto come paese dell’Unione Europea per decessi “prematuri” collegati all’inquinamento atmosferico, con circa 63.700 vittime nel 2019. Il danno economico stimato in costi sanitari e giorni di lavoro persi è tra i 50 e i 140 miliardi di euro all’anno. E’ una cifra da tenere conto.

Per combattere i cambiamenti climatici, l’Ue ha fissato l’obiettivo di raggiungere la “neutralità carbonica” entro il 2050, cioè di emettere solo la quantità di CO2 che può essere assorbita dagli ecosistemi naturali o dalle tecnologie di cattura e stoccaggio. Per farlo, è necessario ridurre drasticamente il consumo di combustibili fossili e promuovere fonti di energia rinnovabile e modelli di mobilità sostenibile e per questo, dal 2035, sarà vietata la vendita di auto nuove a benzina o diesel in tutta l’Ue. A mio avviso, tra 11 anni i morti saranno ancor di più e si dovrebbe accelerare con i tempi, viste le percentuali in esame.

E in Italia?

Anche in Italia sono state adottate alcune misure per far fronte all’inquinamento da auto a combustibile fossile, soprattutto nelle aree urbane più critiche. Tra queste, si possono citare:

– Le zone a traffico limitato (ZTL), che restringono l’accesso al centro storico delle città a determinate categorie di veicoli, in base a orari, giorni e livelli di emissione;

– Le zone a bassa emissione (ZBE), che vietano la circolazione dei veicoli più inquinanti in aree più ampie, con l’obiettivo di migliorare la qualità dell’aria e ridurre il rumore;

– Gli ecobonus, che prevedono incentivi economici per l’acquisto di veicoli elettrici, ibridi o a gas, e per la rottamazione di quelli vecchi e obsoleti;

– Le piste ciclabili, che favoriscono l’uso della bicicletta come mezzo di trasporto alternativo, ecologico e salutare;

– Il car sharing e il bike sharing, che offrono la possibilità di condividere l’uso di auto e biciclette, riducendo i costi e l’impatto ambientale.

Il piano di Stoccolma per eliminare le auto a combustibile fossile dal centro città dal 2025 è un esempio di visione lungimirante e coraggio politico, che dimostra come sia possibile conciliare lo sviluppo urbano con la tutela dell’ambiente e della salute.

Si tratta di una sfida che coinvolge tutti i livelli di governo, le imprese, le associazioni e i cittadini, chiamati a cambiare le proprie abitudini e a scegliere modi di spostarsi più puliti e responsabili. Un buon esempio per il Belpaese, che, soprattutto al Nord, soffre di un grave problema di inquinamento atmosferico e necessita di politiche più incisive e coerenti per ridurre le emissioni dei famigerati gas serra e migliorare quindi la qualità dell’aria.

Un buon esempio per tutti gli Stati avanzati soprattutto alla luce dell’ultimo rapporto State of Climate Action 2023. Qui, è emerso che gli sforzi globali per ridurre l’inquinamento sono insufficienti per 41 indicatori su 42. Eppure, nel 2022 gli investimenti mondiali nella fornitura di energia a basse emissioni hanno superato per la prima volta quelli in combustibili fossili.

Bisogna rispondere a un problema che nasce nel passato, protrattosi con decenni di inquinamento sconsiderato.

(Fonte:ADN-Kronos)

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