Il Professore Giurista ( e criminologo forense) Vincenzo Musacchio si esprime sulle nuove mafie.
Le mafie mercatistiche sono quelle organizzazioni criminali che operano nel mondo dell’economia e della finanza. Usano la corruzione al posto della violenza. Commettono reati di natura economica e fiscale, utilizzano l’usura, traggono profitti prevalentemente dal traffico di droga. Non rifiutano anche il traffico di esseri umani, il “classico” traffico di armi e quello illegale di rifiuti. Impiegano le più sofisticate tecniche di riciclaggio. L’uso del contante, l’anonimato nelle transazioni e i mancati controlli nei settori economico finanziari, contribuiscono ad incrementare la loro pericolosità sociale.
Interconnessione tra criminalità e corruzione
Non esiste mafia, degna di questo nome, che non usi la corruzione per commettere i propri crimini. Questa nuova tipologia di criminalità organizzata non è da sottovalutare e anche se sembra invisibile non lo è per nulla, anzi è molto più pericolosa delle mafie passate poiché è in grado di adattarsi ” darwinisticamente” a qualsiasi tipo di ambiente pur di sopravvivere. Le vecchie mafie utilizzavano spesso le armi; con le nuove, il ricorso alla violenza si è ridotto al minimo poiché i gruppi si sono inseriti e integrati nella politica e nell’economia legale. Corruzione e criminalità organizzata camminano a braccetto e saranno sempre meno fonte di allarme sociale poiché sono componenti “non violente” e silenti idonee per raggiungere i propri scopi criminali senza attirare a sé l’attenzione delle forze dell’ordine e della magistratura.
Come si può far fronte alla criminalità organizzata?
Perfezionando, adeguando e rafforzando la nostra legislazione antimafia. Abbiamo grandi esempi e ottimi metodi di indagine costruiti in passato da La Torre e Chinnici, da Dalla Chiesa, da Falcone e Borsellino.
E’ necessario rivedere anche la legislazione sui collaboratori e sui testimoni di giustizia e il loro sistema di protezione. Sarà necessario contrastare in maniera ancor più efficace la criminalità economico-finanziaria connessa a quella organizzata. Queste mafie devono essere combattute a livello transnazionale per cui sarà cruciale agire sulle norme europee e internazionali in materia di cooperazione giudiziaria e di polizia.
Quali sono i pericoli collegati alla criminalità economico-finanziaria?
Il primo pericolo proviene dalla criminalità informatica e dall’uso della criptovaluta. Resta molto problematico il contrasto della corruzione. Le nuove mafie sfruttano sempre di più l’anonimato offerto dalle criptovalute. I reati di frode e quelli fiscali continuano a evolversi. L’evasione fiscale (ovvero l’evasione delle imposte sul reddito e la frode iva) sta diventando di gran lunga la più importante fonte di proventi di reato. Gli Stati cd. offshore, (Monaco, San Marino, Liechtenstein, Isole Cayman, Panama, Emirati Arabi) sono un problema di non poco conto poiché da essi la criminalità organizzata trae vantaggi e benefici anche quando le economie sono in recessione. Oggi mancano poteri necessari per scoprire il riciclaggio di denaro sporco.
Sembra sia facile per le mafie riciclare il denaro sporco , è davvero così?
Purtroppo è così e questo sta accadendo proprio grazie agli Stati offshore e alle valute virtuali. Molte mafie utilizzano le criptovalute per il riciclaggio di denaro e altre attività criminali impiegando tecniche come i cd. servizi di miscelazione, le reti peer-to-peer e i broker. Siamo di fronte a strumenti che rendono meno trasparenti le transazioni di una valuta, disconnettendo tra loro i fondi depositati all’interno del mixer stesso dall’utente e quelli ritirati da quest’ultimo. Le piccole imprese sono un ulteriore strumento per chi deve riciclare denaro velocemente. Le mafie moderne comprano o gestiscono attività ad alta intensità di contante, come ad esempio ristoranti, supermercati, bar e negozi al dettaglio, allo scopo di unire i loro proventi illegali con le entrate legali di tali aziende per ripulite in tal modo i loro guadagni sporchi. Oggi, purtroppo, si ricicla molto facilmente il denaro sporco delle mafie.
Che ruolo dovrebbero svolgere le istituzioni economiche e finanziarie per contribuire alla lotta di simili crimini?
Direi che dovrebbero essere i “cani da guardia” a tutela dei cittadini, individuando e segnalando tutte le attività sospette, cooperando con le forze dell’ordine e la magistratura nelle loro indagini. Occorre punire con maggiore severità i professionisti collusi – notai, avvocati, commercialisti, revisori dei conti e società di revisione, operatori non finanziari, fornitori di servizi alle imprese e fiduciari, soggetti che operano nel settore dell’antiquariato e dell’arte – che agiscono come intermediari spesso determinanti nelle operazioni di riciclaggio. I servizi di pagamento digitale purtroppo favoriscono il riciclaggio di denaro, così come gli scambi coinvolti nella criptovaluta. Il settore finanziario è implicato sempre più spesso nel riciclaggio di denaro, per cui occorreranno misure necessarie per mitigare i rischi. Bisogna incoraggiare tutte quelle forme di cooperazione tra soggetti pubblici e privati, con l’obiettivo di finanziare, costruire e gestire infrastrutture o fornire servizi d’interesse pubblico migliorando la condivisione delle informazioni.
Sul tema delle riforme antiriciclaggio dell’Unione europea, a che punto siamo?
Le riforme dell’Unione europea, comprese quelle della Commissione europea e le ultime linee guida dell’EBA (Autorità Bancaria Europea), spingeranno e aumenteranno ulteriormente l’attenzione sulle misure KYC/CDD/EDD e Customer Risk Rating (si tratta di procedure che prevedono l’identificazione, la verifica, la valutazione del rischio e il monitoraggio continuo del cliente). Gli intermediari finanziari dovranno inoltre intensificare gli sforzi per conoscere chi siano i loro clienti (compresa anche l’adozione del registro degli UBO che indica la persona finale che possiede o gestisce un’azienda), comprese le relazioni di coloro che con questi ultimi intrattengano rapporti di natura economica e finanziaria. L’Unione europea si sta muovendo ma non ancora in maniera ottimale per affrontare le nuove forme di riciclaggio di matrice transfrontaliera.
Ci sono secondo lei margini di miglioramento che aiuterebbero l’Italia a migliorare ulteriormente l’efficacia della lotta a queste nuove mafie?
A mio parere sarebbe necessario fare di più a livello internazionale, europeo e nazionale. Va monitorato e arginato l’enorme flusso di proventi illeciti che inquina l’economia legale. Bisogna armonizzare le norme europee e di conseguenza dare maggiori strumenti per supervisionare il settore. Condividere dati comuni riguardanti operazioni sospette o clienti ad alto rischio, o casi sospetti di come la prevenzione e l’individuazione di operazioni finanziarie transnazionali. Suggerirei anche di utilizzare tutte le nuove tecnologie a livello nazionale e sovranazionale, in primis, l’intelligenza artificiale per combattere i crimini economico-finanziari. Ci aspettano nuovi cambiamenti della globalizzazione e della digitalizzazione, e una moltitudine di minacce di criminalità finanziaria in continua evoluzione, per cui dobbiamo attrezzarci e farlo presto. Dobbiamo e possiamo vincere queste nuove sfide che ci attendono.
Dobbiamo ringraziare il contributo del Dott. Musacchio, e di chi come lui, combatte e analizza i fenomeni criminali per darci la possibilità di debellarli definitivamente. Di certo il percorso sarà ancora lungo e non esente da ostacoli di ogni sorta, soprattutto da parte di chi favorisce i soggetti attori di questa piaga, che assume toni internazionali e si adatta e si insinua ovunque, peggio di un retrovirus. Di buono non può e non potrà mai uscire niente di buono dalle mafie: primo per il loro carattere maligno e per la loro natura illegale e immorale, secondo, la stupidità delle mafie consiste nel distruggere e far marcire quello che ci sta intorno, peggio di un cancro radicato in profondità. Ma si può e si dovrà estirpare, prima o poi.
( si ringrazia RAI-Pierluigi Mele)