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RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI SBARRA

Secondo Luigi Sbarra, con gli emendamenti presentati dal Governo Meloni alla Legge di bilancio sono stati fatti dei “passi in avanti”, “ma la partita complessiva sulla riforma delle pensioni rimane aperta e va affrontata insieme al Sindacato”. Riguardo il molto contestato articolo 33, “del quale la Cisl chiedeva la totale soppressione, registriamo alcuni significativi avanzamenti con la conferma degli attuali rendimenti per tutte le categorie pubbliche che accedono alla pensione di vecchiaia, per quanti maturano i requisiti al pensionamento entro il 31 dicembre 2023 e per i lavoratori pubblici che su disposizione delle amministrazioni vengono collocati in pensione a 65 anni. Cambiamenti che raccolgono solo in parte le istanze avanzate dalla Cisl nel confronto a Palazzo Chigi e attraverso iniziative di mobilitazione”.

Secondo Sbarra, infatti, resta ancora aperta “la questione degli allungamenti delle finestre di uscita e le evidenti disparità di trattamento di aliquote e rendimenti tra le categorie pubbliche per l’accesso alla pensione anticipata, criticità che apriranno sicuramente tanto contenzioso amministrativo. E’ da augurarsi che il dibattito parlamentare possa migliorare ulteriormente il testo. Ad ogni modo sui temi della previdenza il Governo farebbe bene ad avviare subito un confronto con il sindacato, per sciogliere con scelte condivise il nodo di una maggiore flessibilità in uscita, pensione contributiva di garanzia per i giovani e le donne, APE Sociale strutturata per i lavoratori impegnati in occupazioni usuranti e gravose, sostegno alla previdenza completare, superamento della Legge Fornero”.Nel corso dell’assemblea organizzativa nazionale della Cisl, il Segretario generale Luigi Sbarra ha rilanciato la proposta di un patto sociale stabile e che possa soddisfare le esigenze dei lavoratori.

Non si può dire che sia politica in senso stretto, ma di certo la più recente proposta avanzata dal Segretario generale della Cisl Luigi Sbarra non è, o meglio non è solo, sindacale.

L’idea del segretario del sindacato di via Po è semplice e, per certi aspetti, spariglia le carte: la Cisl isolata, che poi ciò sia vero o meno è un altro affare ma la narrazione dei media dice questo, con la mossa del cavallo scavalca gli assedianti e li attacca alla schiena. Schienarli, però, sarà un altro affare e la partita è ancora lunga, lunghissima.

L’occasione era buona, forse unica: l’assemblea organizzativa nazionale del sindacato cislino e averla usata è segno positivo. D’altronde in quest’autunno della comunicazione dominato dal nulla mescolato al niente e che ha saputo trasformare vere tragedie in melodrammi simbolici per cui non si capisce più se la separazione di Giorgia sia un fatto politico, mondano o strettamente personale, o nella quale le comunicazioni a vario titolo di venditori e venditrici di prosciutti sui social assurgono al rango di pensiero alto, questa è stata la sola finestra di attenzione dedicata dai principali media a proposte sindacali che non siano di stretta provenienza del duo Pd-Cgil.

Dunque, la proposta. Serve un nuovo patto sociale per, citiamo, “unire il Paese su obiettivi strutturali non più rinviabili” come “i nodi di sistema che frenano qualità e quantità dell’occupazione, aumento di salari e pensioni, sicurezza sul lavoro, formazione e politiche attive, nuove strategie e relazioni industriali, investimenti e produttività”.

A chiarimento della dichiarazione due aggiunte: l’accordo si fa “tra istituzioni, sindacati e imprese” e riguarda tutti quelli che ci stanno e l’intesa non può più aspettare “se vogliamo aiutare il Paese a risollevarsi dall’emergenza pandemica, dell’inflazione e dell’impatto forte di due guerre. Dobbiamo costruire insieme, lavorare insieme. E la via è quella di un grande patto”.

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