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Ultime : emozione al funerale di Giulia Cecchettin

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Migliaia le persone presenti al funerale, la commozione è stata unica e grande.

Dolore .

Il funerale di Giulia Cecchettin sembra una amara lectio magistralis, con le parole della famiglia che diventano parte di noi stessi, condividendo un dolore immenso, insegnando la consapevolezza del rispetto . C’è chi prova rabbia e disgusto per ciò che è successo a Giulia, e c’è chi vuole fare ‘rumore’ contro i femminicidi. C’è una rappresentanza d’Italia, tante persone che provano dolore, che sentono il dolore, almeno 10mila persone dentro e fuori la chiesa di S.Giustina, che per una settimana hanno sperato in un finale diverso diventato triste epilogo dopo la confessione dettagliata di Filippo Turetta. “Con gli occhi pieni di lacrime e con gli orecchi bisognosi di essere dischiusi a un ascolto nuovo”, è l’omelia del vescovo Claudio Cipolla nel suo momento più sentito interiormente.

“Quanto abbiamo vissuto ha reso evidente anche il desiderio di trasformare il dolore in impegno” imprimono speranza dalla tragedia. il padre Gino deve affrontare un dolore che “sembra non finire mai” alleviato da un abbraccio che riscalda e che ha i volti delle istituzioni – il ministro della Giustizia Carlo Nordio, il presidente della Regione Veneto Luca Zaia e tanti sindaci – e della gente comune: ragazzi , persone adulte, anziani che pregano. “Mia figlia Giulia era una giovane donna straordinaria. Allegra, vivace, mai sazia di imparare. Oltre alla laurea che si è meritata” era “una combattente, un oplita, come gli antichi soldati greci, tenace nei momenti di difficoltà”: uno spirito indomito la cui morte “deve essere il punto di svolta per porre fine alla terribile piaga della violenza sulle donne”.

Il femminicidio di Giulia deve diventare una svolta nella nostra società, insegnando il rispetto nel dolore.

“Parliamo agli altri maschi che conosciamo, sfidando la cultura che tende a minimizzare la violenza da parte di uomini apparentemente normali. Non giriamo la testa di fronte ai segnali di violenza anche i più lievi. A chi è genitore come me, parlo con il cuore: insegniamo ai nostri figli il valore del sacrificio e dell’impegno e aiutiamoli anche ad accettare le sconfitte”. Un’educazione che è “sessualità libera da ogni possesso e all’amore vero che cerca solo il bene dell’altro” ha detto il padre,

Ed è un passo della poesia di Kahlil Gibran – ‘La vita non è una questione di come sopravvivere alla tempesta, ma di come danzare nella pioggia…’ – a dare forza a Gino Cecchettin per l’addio che è un arrivederci :“Io non so pregare, ma so sperare: ecco voglio sperare insieme a te e alla mamma, voglio sperare insieme a Elena e Davide e voglio sperare insieme a tutti voi qui presenti: voglio sperare che tutta questa pioggia di dolore fecondi il terreno delle nostre vite e voglio sperare che un giorno possa germogliare. E voglio sperare che produca il suo frutto d’amore, di perdono e di pace”.

E nella speranza di un abbraccio oltre il mondo tra Giulia e la mamma Monica, morta un anno prima, trova forza anche la sorella Elena, nuova guerriera contro il patriarcato, che prende la parola nella cerimonia più intima a Saonara, nella stessa chiesa in cui la vittima era stata battezzata. “Era buona, era la persona migliore che abbia mai conosciuto”, dice con la voce rotta dall’emozione. Per la prima volta fa spazio ai ricordi personali: racconta della passione per le scatole di latta, per le lunghe passeggiate, per il sogno di visitare la brughiera di Jane Austen, ma anche dei piccoli ‘difetti’ di dimenticare sempre le chiavi o di non saper scegliere nemmeno il gusto del gelato, “infatti faceva sempre a metà con la mamma. Giulia era la mia sorellina, ma anche la mia sorella maggiore, era onesta e dava ottimi consigli”. Chiavi che tintinnano,

E sul sagrato sembra quasi di vederla con il suo “impermeabile giallo preferito”, divertita a dare nomi strani ai suoi dolci peluche. “Ora guardo il cielo e ti vedo in mezzo alle stelle, che fai a metà di un gelato con la mamma. Prima o poi ci rivedremo te lo prometto – dice Elena -, ma fino a quel momento so che sarai con me e che continuerai a essere il mio angelo custode perché in fin dei conti lo sei sempre stata”. E tra tanti, tantissimi applausi e ‘Ciao Giulia’ quei semi posati sulla bara da don Francesco, e poi regalati ai ragazzi di Saonara, sembrano germogliare mentre la bara bianca raggiunge lenta il piccolo cimitero in provincia di Padova, dove Giulia riposerà vicino alla mamma.

Abbiamo perso tragicamente una figlia, una nipote di tutti noi ,una sorella, una amica, una giovane donna con mille promesse e altrettante speranze spezzate da una lama di 21 cm.

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