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Tenta di lanciarsi dal ponte sul Tevere, salvata dai passanti e dai carabinieri

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L’intervento dei carabinieri ha permesso di bloccare definitivamente la giovane prima di compiere l’insano gesto autolesionista.

Sono stati alcuni passanti che si godevano una passeggiata sul ponte Vittorio Emanuele II, al centro di Roma, a notare la ragazza mentre era oltre il parapetto che minacciava di lanciarsi nel vuoto. Così è stato lanciato l’allarme al 112 e una ragazza è stata fortunatamente salvata.

È quanto successo nella notte tra sabato e domenica. Quando i Carabinieri della stazione Aventino sono arrivati sul luogo, una passante era già intervenuta, trattenendo per un braccio la ragazza con la forza di chi vuole aiutare il prossimo con tutto se stesso. L’intervento dei carabinieri ha permesso di bloccare in maniera più sicura la giovane per poi affidarla al personale medico del 118 che l’ha trasportata all’ospedale Santo Spirito.  

C’è da sperare che le intenzioni della ragazza vengano meno, che possa riprendersi da un momento di sconforto tale da averle fatto compiere questo gesto, che per fortuna, e soprattutto grazia alla tempestiva volontà di una passante, non è finito in tragedia.

La vita è sacra. Pensare di “farla finita ” non è una soluzione ai propri problemi, di qualunque natura e di qualsiasi entità essi siano.

Negli anni ’90 quando frequentavo il Liceo Classico e una studentessa tentò maldestramente di tagliarsi le vene dei polsi in classe. Fortunatamente non sapeva come fare, ma perse comunque un bel po’ di sangue. Non lo fece per “fare la sceneggiata” ma sinceramente aveva problemi in famiglia, e con un rendimento scolastico tale da garantirle la bocciatura( il greco antico terrorizza chiunque). Infatti fu bocciata, abbandonò gli studi, ma con la formazione professionale e un nuovo amore sano, non tossico, si riprese stupendamente ed ebbe anche un figlio. Rivederla anni dopo col sorriso di madre, che dà la vita anziché togliersela, è stato davvero bello.

Mio padre mi diceva: ” A tutto c’è rimedio fuorché la morte”.

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