La Corte Suprema della Federazione Russa ha accolto la richiesta del ministero della Giustizia di mettere fuori legge nel Paese il movimento internazionale LGBT, definendolo “estremista”.
“Le richieste devono essere accolte: si riconosce il movimento pubblico internazionale delle persone LGBT come organizzazione estremista e vietare le sue attività in Russia”, ha pronunciato il giudice. Ha aggiunto inoltre che la decisione deve essere “attuata con effetto immediato” .La Corte suprema russa ha riconosciuto quindi il movimento Lgbt come organizzazione estremista e l’ha quindi bandito: la decisione conferma che la crociata di Mosca contro il movimento stesso ha raggiunto il suo apice. Il Cremlino per bocca del suo portavoce Dmitry Peskov ha chiarito: “Non stiamo monitorando. Non ci sono commenti”.
Tale sentenza contraddice inoltre l’opinione sempre più fievole, espressa fino a ora da chi considerava le decisioni di Mosca contro la comunità Lgbt soltanto “scartoffie” prive di qualsiasi fondamento e senza riscontro nella vita quotidiana del Paese. La capitale Mosca, ma anche San Pietroburgo(ex Leningrado), fino a pochi anni fa erano infatti note a livello internazionale per una frizzante e anche se sommersa “dolcevita gay”, con saune a tema e discoteche come la moscovita “Propaganda”. Il servizio stampa del tribunale ha chiarito a Ria Novosti(agenzia di informazione) che all’udienza ha preso parte solo un rappresentante del ministero della Giustizia, non c’era nessuno in rappresentanza del movimento imputato. L’incontro si è svolto a porte chiuse, durando più di quattro ore e il materiale concernente il caso superava i 20 volumi.
Lo stesso ministero della Giustizia ha intentato una causa contro il movimento Lgbt. Come riferito in precedenza dal dicastero, nelle attività di vario genere del movimento Lgbt sul territorio della Federazione Russa: “sono stati identificati diversi segnali e manifestazioni di un orientamento definito estremista, compreso l’incitamento all’odio sociale e religioso”, è stata la motivazione. Per l’incitazione all’odio sociale e religioso la legge russa prevede severe sanzioni e anche la reclusione. Il giudice Oleg Nefedov ha quindi annunciato la sua decisione. Il ministero della Giustizia aveva presentato la richiesta lo scorso 17 novembre.
Va ricordato che in Russia è severamente punito per le persone dello stesso sesso scambiarsi effusioni in pubblico. Si rischiano multe e nel peggiore dei casi la deportazione. Il primo gay pride in Russia si è svolto nel 2006 e si è concluso con numerosi arresti. La Corte europea dei diritti dell’uomo ha sanzionato il Paese per violazione dei diritti umani.
(Fonti: Ria Novosti, Ansa, Human Right Watch)
(per la foto: Alamy)