Nelle regioni del Sud Italia (Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna) non appare decisamente densa l’attività imprenditoriale, nonostante spesso si pensi che in queste determinate aree l’impresa valga come una forma di autoimpiego per fuggire dalla scarsità di posti di lavoro fisso statale e alle dipendenze. Il livello di imprenditorialità dell’area è pari a 15,6 ogni 100 abitanti (Italia: 16,0), con valori al quanto modesti nelle regioni di Puglia e Sicilia ,tra le più basse d’Italia. È da notare che i titolari e soci di impresa nativi dell’area hanno una marcata tendenza a “portare” la loro attività al di fuori del Meridione. Questa tendenza sembra sia molto accentuata tra coloro che sono nati in Calabria, con almeno 1/3 degli imprenditori originari di questa terra che trasferisce l’ impresa fuori dal Mezzogiorno (contro, il 18% dei campani). Il sistema imprenditoriale ricondotto all’area presenta poi due aspetti specifici: frammentarietà nel tessuto imprenditoriale (dalla quale deriva una dimensione media inferiore alla media nazionale) e una elevata incidenza delle imprese giovanili. La polverizzazione delle imprese è testimoniata dall’alta influenza delle aziende costituite in modalità individuale (57,3%) e dalla presenza di 10 province del Sud-Italia tra le prime 11 per rilevanza dal fenomeno. L’altro fattore inerente il peso dell’imprenditoria giovanile, è collegato anche all’effetto dell’autoimpiego. Sono 5,9 imprese under 35 ogni 100 residenti tra i 15 e i 34 anni (contro la media nazionale di 5,2), con picchi di 6,3 in Campania e Calabria. Il dato più significativo è l’andamento della “natalità” imprenditoriale, dopo il forte calo registrato nel periodo del lock-down. Il numero di iscrizioni di impresa maggiore è nel Sud. Dietro i numeri assoluti ci sono però numeri relativi che si possono definire double-face, rovescio della medaglia. Il tasso di natalità imprenditoriale riguardante le imprese che nascono in un determinato periodo rispetto a quelle registrate all’inizio dello stesso è quindi in linea con quello medio italiano (3,11 contro 3,17), ma si presenta in maniera fra i territori. Dentro l’area, infatti, coesistono la prima e la penultima regione italiana per livelli di natalità: la Puglia (3,43, guidata da Lecce con un valore superiore a 4),Basilicata (2,73). Dovendo riportare le informazioni a livello provinciale è da notare come la scarsa vitalità imprenditoriale si estende anche altre province dell’area, cinque delle quali si collocano fra le sei province meno efficienti d’Italia.
(Fonte:Sole24ore)