Il Comune di Caserta impugna la condanna al maxi risarcimento da 1,7 milioni nei confronti del Consorzio Stabile Novus disposto dai giudici del tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Palazzo Castropignano, infatti, ha conferito incarico al legale Lidia Gallo per proporre appello.
La vicenda riguarda i lavori per la riqualificazione dello scalone di San Leucio, la sistemazione delle aree verdi della borgata e l’adeguamento delle infrastrutture. Lavori appaltati nel 2004 e poi oggetto di un secondo appalto in seguito all’approvazione di una serie di perizie di varianti al progetto iniziale. Vicissitudini che hanno portato alla sospensione dei lavori per 2517 giorni dal novembre 2007 all’ottobre 2014. Una sospensione determinata dalla necessità di realizzare il progetto di variante stradale – l’ormai famosa bretella – al fine di “evitare il forte impatto delle opere sui residenti e sulla viabilità”.
Solo nel 2014 quella variante progettuale avrebbe concluso il suo iter e “nemmeno completamente”, non essendoci ancora “l’autorizzazione sismica da parte del Genio Civile”. Uno stop che ha determinato “l’improduttività dell’intero apparato organizzativo dell’impresa appaltatrice” Novus “determinando costi non preventivamente calcolati”. Nel 2015 l’impresa appaltatrice avrebbe formalizzato richiesta di sospensione totale dei lavori. Istanza reiterata anche nel 2016 per 3 volte.
Un’inerzia che è stata punita dal giudice di Santa Maria Capua Vetere che ha accolto, sia pure parzialmente, la richiesta di risarcimento per inadempienza contrattuale in favore della ditta. I giudici hanno, inoltre, estromesso dalla richiesta risarcitoria la Regione che quelle opere avrebbe finanziato per il 95% e che ora potrebbe chiedere indietro quei fondi: circa 4,3 milioni.
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