Gli accordi contrattuali raggiunti fra le parti possono essere dimostrati con gli screenshot dei messaggi o con la trascrizione fedele del loro contenuto.
Nell’epoca moderna tutte le nostre azioni sono compiute con speditezza grazie ai mezzi telematici che consentono di essere sempre connessi, quindi virtualmente presenti anche se ci si trova in luoghi distanti (come sanno bene gli studenti che, durante la pandemia, hanno frequentato le lezioni in Dad). La contrattualistica non fa eccezione: sono sempre più frequenti le situazioni in cui le trattative e gli scambi di documenti avvengono con messaggi di posta elettronica o sullo smartphone. Così le parti si scambiano messaggi e documenti, talvolta conversano in chat, fanno trattative e alla fine di questa fase – che può durare pochi secondi o diversi giorni – concludono con un «ok, va bene», o formule simili. A quel punto l’accordo è raggiunto e perciò il contratto si intende concluso alle condizioni pattuite. Ma i problemi possono sorgere in seguito, se una delle due parti contesta i termini e le condizioni del contratto o addirittura mette in dubbio la sua esistenza. Se ciò accade, bisogna sapere come provare la conclusione di un contratto con WhatsApp.
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