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LA GESTIONE DEI RIFIUTI SECONDO BONAVITACOLA

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“Se riusciamo a sviluppare i temi ambientali incrociandoli con le abitudini di vita abbiamo svoltato. Nel Sannio è possibile perché alla predisposizione del contesto paesaggistico si aggiungono le competenze dell’Università che sono essenziali per la politica che deve essere tecnica. Su questi temi c’è molta propaganda, molta distorsione della verità”.
Le parole sono di Fulvio Bonavitacola, vicepresidente della Giunta Regionale della Campania, la distorsione della verità, sul tema dei rifiuti, uno slogan a buon mercato da buttar lì per prendersi qualche consenso.


Coi temi ambientali d’altronde è semplice: guai a parlare di impianti per il trattamento rifiuti, i disastri del passato sono negli occhi di tutti e scelte platealmente sbagliate spesso dietro l’angolo (realizzarne uno in un’area industriale vocata all’agroalimentare ad esempio) dunque ha gioco facile il no a prescindere e giocare sulle paure dei cittadini.
Ma poi c’è la realtà: i rifiuti si producono e si produrranno e non si possono mangiare. Si possono mandare a smaltire altrove, come avvenuto finora: a costi enormi e ormai in tempi di ristrettezze per le pubbliche amministrazioni insostenibili.


Dunque? Dunque piuttosto che premere sul pulsante dei no che è come quello degli applausi finti negli show televisivi andrebbe affrontata la situazione con serietà.
Gli impianti servono e ne servono di efficienti: a Trento, un impianto integrato di compostaggio e digestione anaerobica è tra una distesa verde di vigneti, vigneti che producono vini d’eccellenza,  ha impatto zero tanto da essere Bandiera Verde di Legambiente. E’ un mostro? No, è una risorsa: perché smaltire correttamente i rifiuti fa bene al territorio e all’ambiente (dunque il contrario rispetto ai fantasmi spesso sventolati da chi è ambientalista a parole) e all’economia perché si produce biogas e naturalmente alle casse delle amministrazioni che risparmiano in costi di trasporto e smaltimento.


Gli impianti nel Sannio dunque: Bonavitacola ipotizza una road map che prevede sostanzialmente il completamento di quello di Sant’Arcangelo, il ripristino dello Stir di Casalduni e la realizzazione dell’impianto di compostaggio anaerobico sempre a Casalduni. Il punto non è dire no, per quanto facile e a buon mercato, è insistere e combattere per far si che: a)gli impianti siano moderni, efficienti, a impatto ambientale zero; b)che per dimensione e capacità siano tali da rendere il Sannio, che è provincia piccola sia per territorio che per popolazione, e dunque a bassa produzione di rifiuti pro capite, autosufficiente. Capace cioè di smaltire in loco la sua produzione di rifiuti e non oltre, evitando aggressioni e appetiti.

Fonte: Ottopagine

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