Home DIRITTO 1300 giorni per chiudere una causa tributaria, prioritaria la riforma

1300 giorni per chiudere una causa tributaria, prioritaria la riforma

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CASSAZIONE

Per le controversie fra contribuenti e fisco il Governo pensa alla riforma senza passare attraverso la legge delega. Lo prevede il documento di economia e finanza 2022 varato dall’Esecutivo e all’esame delle Camere: oggi l’esame in commissione Giustizia al Senato. Palazzo Chigi ipotizza di «intervenire con disposizioni di immediata applicazione» per il restyling della giustizia tributaria, diversamente da quanto ha fatto per i processi civile e penale: bisogna rispettare la scadenza concordata con la Commissione europea, cioè il 2022, nell’ambito del Pnrr, il piano nazionale di ripresa e resilienza anti Covid. Per il civile e il penale, conferma il Def, le riforme «vedranno la luce» entro fine anno: l’Esecutivo è da tempo al lavoro sui decreti legislativi. Ma si tratta di «interventi» che «prevedono un’attuazione progressiva»: «ulteriori strumenti attuativi verranno realizzati anche nel 2023». Lavori in corso sulla digitalizzazione: vale 50 milioni di euro il progetto di data lake, cioè un software che funge da unico punto d’accesso a tutti dati grezzi prodotti dal sistema giudiziario, da utilizzare anche a fini statistici.

«Prioritario» l’impegno di Palazzo Chigi per la riforma della giustizia tributaria: cause troppo lente, che poi vanno a ingolfare la Cassazione. Risultato: alla Suprema corte per chiudere una causa civile o commerciale servono oltre 1.300 giorni, secondo le rilevazioni di Justice scoreboard. Già onorati, invece, gli impegni assunti con Bruxelles con l’approvazione delle deleghe per i processi civile e penale e con gli interventi in materia d’insolvenza. A favore della giustizia sono stanziati in tutto 3 miliardi circa: all’ufficio del processo ne vanno 2,2, più i quasi 42 milioni riservati alla giurisdizione amministrativa. Oltre 140 milioni sono destinati a potenziare le infrastrutture digitali, mentre 410 servono agli edifici giudiziari, dei quali 30 per le cittadelle della giustizia: già sottoscritte le convenzioni con l’Agenzia del Demanio per Napoli, Benevento, Perugia, Trani e Bergamo (le altre sono previste a Monza, Roma, Latina, Velletri e Venezia). Gli interventi complessivi riguardano 48 immobili in tutta Italia e vanno conclusi entro il 2026. Non compresi nel Pnrr la riforma del Csm e il riordino della magistratura onoraria: è all’esame in commissione alla Camera il nuovo assetto dell’organo di autogoverno di giudici e pm, mentre la legge di bilancio ha stanziato le risorse per la magistratura non togata.

Italiaoggi

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