Sarà eseguita mercoledì o giovedì l’autopsia sul corpo di Carmine Gallo, l’ex superpoliziotto morto domenica mattina a 66 anni per un infarto nella sua casa nel Milanese dove era agli arresti domiciliari nell’ambito dell’indagine su una presunta rete di cyber spie che ruotava attorno alla Equalize di Enrico Pazzali, il presidente ora sospeso di Fondazione Fiera.
Anche se attualmente sembra non esserci dubbio che Gallo sia morto per un infarto, il pm di turno Giancarla Serafini ha disposto l’autopsia, inclusi accertamenti tossicologici. Disposto anche il sequestro del cellulare che Gallo usava solo per chiamare il suo avvocato, Antonella Augimeri, quello della moglie, alcuni farmaci e del cibo.
La presunta rete di spie informatiche
Gallo era stato coinvolto nell’indagine della Dda e della Dna secondo cui sarebbe stato il ‘capo’ di una presunta rete di spie informatiche che avrebbe condotto un’attività di dossieraggio di massa nei confronti di moltissime persone, note e meno note, fino a risalire ai politici e alle più alte cariche dello Stato. E che avrebbe retribuito alcuni esponenti delle forze dell’ordine, è l’ipotesi, in modo da riuscire a raccogliere informazioni dalle banche dati riservate in modo da poter poi confezionare i report chiesti dai facoltosi e famosi clienti. Tra 10 giorni avrebbe avuto l’udienza davanti al Tribunale.
Chi era Gallo: il caso dell’omicidio Gucci e gli altri
Per trent’anni in Polizia, prima ispettore e poi dirigente diventato il “superpoliziotto” che ha dato la caccia ai più pericolosi boss calabresi, aveva risolto l’omicidio di Maurizio Gucci e si è occupato del sequestro di Alessandra Sgarella, l’imprenditrice liberata nelle campagne vicino a Locri nel settembre del 1998 dopo nove mesi di prigionia. Un “servitore dello Stato”, come lui si è sempre definito, finito però nei guai rimanendo impigliato in un paio di inchieste giudiziarie. Fino a qualche mese fa, quando è esplosa la bomba “Equalize” che lo ha portato agli arresti domiciliari.
Era in casa con la moglie quando è morto
Colpito da un infarto fulminante, Gallo era in casa, a Garbagnate Milanese con la moglie, in attesa di essere riconvocato dal pm Francesco De Tommasi, titolare del fascicolo assieme al collega Antonio Ardituro, e dell’udienza fissata per il 19 marzo davanti al Tribunale del Riesame per discutere in merito all’appello proposto dalla Procura nei suoi confronti e nei confronti dei suoi co-indagati, per chiedere una misura cautelare più grave: per lui e per Nunzio Samuele Calamucci, la mente informatica del gruppo, il carcere.
Ora i magistrati hanno disposto l’esame autoptico( e tossicologico) sul corpo del superpoliziotto.
La lunga carriera con il Dipartimento investigazioni generali e operazioni speciali(DIGOS)
Gallo, 66 anni compiuti lo scorso novembre, originario di Gragnano (provincia di Napoli), è entrato in Polizia nel 1978. Dopo essere stato alla sezione antiterrorismo della Digos milanese, si era specializzato nella lotta alla criminalità organizzata e nelle indagini sui sequestri di persona. Non solo si è occupato del caso Sgarella, ricevendo mano libera per condurre l’ultima parte delle trattative in Calabria per ottenere la liberazione dell’imprenditrice (quando sul punto fu chiamato in aula a deporre disse di aver sempre tenuto informata la procura ), ma anche del rapimento di Cesare Casella, il 18enne che venne sequestrato a Pavia il 18 gennaio 1988 e rilasciato il 30 gennaio 1990 dopo due anni di prigionia in Aspromonte.
E’ stato anche , sembra, l’artefice del pentimento del boss della ‘ndrangheta Saverio Morabito, di cui ha raccolto le confessioni in migliaia di pagine di verbali che, oltre a confluire nell’inchiesta sulla Duomo Connection, hanno portato all’arresto nell’ottobre del 1993 di circa 200 persone in quella che è stata chiamata l’operazione Nord-Sud. Fu sempre lui con la sua squadra, grazie a una soffiata di un informatore, a risolvere il delitto Gucci e a consegnare l’ordinanza di custodia cautelare a Patrizia Reggiani, la mandante dell’omicidio del marito. “Quando andai ad arrestarla voleva andare in carcere con una pelliccia, le prestai il mio giaccone”, aveva ricordato Gallo tempo fa. E c’è il suo contributo decisivo anche nelle indagini che portarono alla cattura a Padova del killer Michele Profeta.
Il suo ultimo incarico prima di andare in pensione nel 2018, era stato quello di vicedirigente del commissariato di Rho-Pero dove nel 2015 aveva gestito la sicurezza dei capi di Stato arrivati in città per l’Expo. Poi il passaggio nel privato, il rapporto con Pazzali, la nascita di “Equalize”, l’indagine sulle cyber spie e i dossier, i domiciliari. E la morte.
Molte sono le domande senza risposta che Gallo porta via con sé, e mai sarà fatta pienamente luce su questa vicenda che coinvolge numerose personalità di spicco della politica e della finanza italiana. Sembra una spy-story, e così è.
(Fonte: Rainews24)