Il miliardario Elon Musk, ora anche responsabile del Dipartimento per l’Efficienza del Governo (Doge), ha inviato un’email a tutti i dipendenti federali chiedendo di spiegare nei dettagli le attività svolte nell’ultima settimana. La comunicazione, partita a fine febbraio, ha creato ovviamente sconcerto. “In linea con le istruzioni di Donald Trump, riceverete un’email in cui vi sarà chiesto di spiegare cosa avete fatto la scorsa settimana. La mancata risposta sarà considerata come una dimissione». Anche alcuni dei 768 dipendenti italiani della base di Aviano(sotto, in foto)hanno ricevuto l’ email del Doge, con la richiesta di inviare una breve relazione in cinque punti sulle attività svolte.
L’arrivo delle mail il 3 marzo sull’onda della direttiva Musk è stata preannunciata il 27 febbraio da un memorandum del segretario della difesa Pete Hegseth, il quale ha chiarito che anche i dipendenti civili del suo dipartimento sono tenuti a rispondere alla mail con cinque punti, entro 48 ore dal ricevimento della missiva telematica, mettendo in copia il proprio supervisore. Inizialmente il dipartimento della Difesa aveva messo in standy by( in “attesa”) la direttiva, arrivata in realtà il 22 febbraio, ma Hegseth ha precisato che ora invece è richiesto a tutti i dipendenti civili del suo settore di soddisfare la richiesta. Le risposte, però, non devono contenere informazioni classificate o sensibili.
La reazione dei sindacati
Le organizzazioni sindacali sono prontamente intervenute dopo aver ricevuto segnalazioni dai lavoratori. Molti dipendenti si sono chiesti se fosse obbligatorio rispondere, considerando che per il personale civile si applica la legislazione italiana. Nonostante questo, ai lavoratori dell’AAFES, l’ente che gestisce i servizi commerciali per i militari della base, è stato chiesto di fornire ugualmente una risposta. A livello locale, i sindacati di Aviano e Vicenza si sono attivati con gli uffici del personale per tutelare i dipendenti dell’AAFES. Vista l’importanza della questione, i rappresentanti sindacali Aurora Blanca (Fisascat Cisl) ed Emilio Fargnoli (Uiltucs) ritengono necessario coinvolgere anche le sedi nazionali a Roma per avviare un confronto con le autorità statunitensi.
Il taglio alle spese voluto da Trump e messo in atto da Musk colpisce quindi tutte le presenze degli USA nel mondo. Ma tagliare là dove l’influenza americana non solo genera posti di lavoro tra le popolazioni locali, ma vi è anche un legame con la nazione che ospita significa perdere, darsi una zappa sui propri piedi, proprio come nei cartoni animati d’oltreoceano. Forse essere ricchi ed americani non significa automaticamente essere intelligenti, lungimiranti ed ottimi strateghi politici.
(Fonte: La Stampa)