La Corte di Cassazione ha confermato la condanna a 18 mesi nei confronti di Mimmo Lucano, ex sindaco di Riace, in provincia di Reggio Calabria. Il parlamentare europeo era finito al centro dell’inchiesta “Xenia” e in primo grado venne condannato dal tribunale di Locri alla pena di 13 anni. La condanna venne poi ridotta dalla Corte d’Appello a un anno e sei mesi per la sola accusa di falso. Il Pg della Suprema Corte aveva sollecitato nel corso della sua requisitoria di questa mattina l’annullamento parziale della sentenza di secondo grado e la riutilizzazione delle intercettazioni telefoniche.
Lucano era stato arrestato nell’ottobre 2018 nell’ambito dell’inchiesta “Xenia”( dal greco antico, “straniera”N.d.R.), condotta dalla Guardia di finanza, sulla gestione dei progetti di accoglienza dei migranti. Finito prima ai domiciliari e poi a un lungo periodo di esilio, durato un anno, Lucano ha affrontato due processi prima del terzo grado di giudizio davanti alla Corte di Cassazione. Nel 2021, infatti, il Tribunale di Locri lo ha condannato a una pena pesantissima per quasi tutti i reati. Il più grave era di essere il promotore di associazione a delinquere, il “signore” di un sodalizio che, stando alle indagini condotte dalla guardia di finanza, aveva lo scopo di commettere “un numero indeterminato di delitti contro la pubblica amministrazione, la fede pubblica e il patrimonio”. Nel capo di imputazione, si leggeva che “mediante indebite rendicontazioni al Servizio centrale dello Sprar e alla Prefettura”, l’ex sindaco di Riace “in qualità di pubblico ufficiale”, e in concorso con i presidenti degli enti gestori dei progetti Sprar e Cas, avrebbe procurato alle associazioni che si occupavano di assistere i migranti “un ingiusto vantaggio patrimoniale pari a 2milione 300 mila euro”.
La Corte d’appello ha cassato tutti i reati tranne l’unico falso per il quale appunto Lucano è stato condannato a 18 mesi con pena sospesa. Che fortuna per Lucano.
(Fonti: La Stampa, Il Fatto Quotidiano)