Chissà che idea si saranno fatti gli studenti ospiti nella tribuna più alta di Montecitorio, quando a Giuseppe Conte è scappato quell’«urbe terracqueo» al posto del propagandistico meloniano “orbe”, i deputati di maggioranza l’hanno sommerso di epiteti verbali e il leader del M5S, ha replicato: «Bravi, state attenti quando la vostra presidente dice fesserie…». E chissà quale insegnamento avranno portato a casa gli studenti dalla protesta delle opposizioni, che sul finale dell’intervento di Elly Schlein hanno alzato cartelli con le sagome di cinque coniglietti neri e le scritte «Meloni la patriota in fuga» e «Meloni dove sei?».

La «presidente del coniglio», è stata ribattezzata dalla segretaria del Pd, quando iniziano le informative dei ministri indagati è chiusa a Palazzo Chigi, un vertice sulle Olimpiadi con i suoi «vice» e un altro sulle carceri. È sullo scranno della premier al centro dell’emiciclo della Camera, rimasto plasticamente vuoto tra le due poltrone di Nordio e Piantedosi, che piovono le accuse dei dem, degli stellati, dei renziani, dei radicali, della sinistra ecologista. Meloni, dove sei? Per il sottosegretario Andrea Delmastro, intercettato dai cronisti alla buvette, è davanti alla tv a seguire l’autodifesa dei colleghi di governo e gli attacchi degli avversari politici. Per i suoi spin doctor (esperti di comunicazione politica)è invece in altre faccende affaccendata: non ha seguito la giornata parlamentare e si è occupata di Olimpiadi, come proverebbe l’incontro col presidente del Cio, Thomas Bach.

Si inizia a metà mattina con i banchi di Fdi mezzi vuoti alla Camera e Carlo Nordio che ringrazia «i gentili telespettatori» e si finisce al Senato, a metà pomeriggio, con i titolari di Giustizia e Viminale che se la ridono perché Matteo Renzi, citando Pinocchio di Collodi, ha calato loro sul viso le maschere del «gatto e la volpe» ricordando la canzone di Bennato, «siete in società». Piantedosi non se la prende, sbuffa divertito e assesta due colpetti di gomito al braccio sinistro di Nordio, mentre l’ex premier e fondatore di Italia Viva, che si autoassegna la parte del «grillo parlante», di nuovo attinge alle avventure del burattino dicendo: «Pensavate di aver trovato la lady di ferro, Margaret Thatcher? Avete trovato l’omino di burro, forte con i deboli e debole con i forti».

C’è il Collodi di Renzi e c’è quello di Conte, che affonda sul «Paese dei balocchi dei criminali». E poi c’è lo Shakespeare di Nordio. Proprio lui, che fa sfoggio a più riprese della lingua anglosassone perché «un po’ di inglese lo mastichiamo», ancora si lamenta per quell’atto della Corte penale internazionale arrivato «in lingua inglese, senza traduzione». Da sinistra piovono punzecchiature: «Ministro, poteva usare il traduttore di Google!». Il ministro che non-sono-un-passacarte-dell’Aia ci ricasca e strappa risate quando azzarda un dissenting opinion sui rilievi dei giudici della Cpi. Tra un ceffone ai magistrati, che tanto lo hanno deluso per il «modo sciatto e imprudente di intervenire senza aver letto le carte» e una sberla a Bonelli («Le ha lette o no, le carte? No, non le ha lette»), il ministro evoca il processo di Norimberga, butta là una citazione in francese e poi la butta in politica: «Avanti, fino alla riforma finale». Standing ovation a destra.

Giornata davvero tesissima, a tratti con un tocco surreale. Tra le tante immagini da (non) dimenticare, Fratoianni che osende la tragica immagine di una bambina torturata da Almasri( vedi sopra). Schlein  annota a penna, a margine del suo intervento stampato, le sciabolate contro Meloni. Nordio, protagonista assoluto dello show nel nome del torturatore, assassino e stupratore libico Osama Almasri esce dall’Aula della Camera e sferza i leader delle opposizioni: «Mi sono sembrati dei personaggi di Shakespeare, sordi che rispondono a domande che nessuno gli pone». Poco più in là, un gruppetto di dem ironizza sull’«atteggiamento da bullo» e sul latinorum del ministro della Giustizia, da per tabula, a iuxta alligata acta probata, passando per status libertatis. Quando tutto è finito i giornalisti lo inseguono e Nordio allunga il passo verso la buvette: «Datemi il tempo di un bicchiere di vino». Saranno due calici di bollicine con i collaboratori, prima di filare al Senato per il bis.

Al centro della scena c’è Ignazio La Russa che scampanella freneticamente nel tentativo di sedare gli animi e oltrepassa ogni soglia immaginabile di decibel quando a Palazzo Madama quasi si rasenta la rissa.

Accade quando Alberto Balboni di Fdi accusa il Pd di «lucrare con l’immigrazione» per l’inchiesta sul tesoriere arrestato in Campania(Nicola Salvati, in foto) e si scaglia contro Francesco Boccia: «Anche lei forse non poteva non sapere». È il caos. Il capogruppo dem si appella a La Russa «per fatto personale», il presidente lo interrompe e il dem Filippo Sensi gli chiede di lasciarlo parlare. La seconda carica dello Stato, paragonato da Renzi a Mangiafuoco, perde la pazienza («Lei chi è, scusi?») e interpella i collaboratori: «Come si chiama, quello?». Sensi invoca rispetto («sono un senatore della Repubblica»), La Russa lo richiama all’ordine gridando «stia seduto!» e sui siti finirà anche lo schizzo, realizzato dall’ex portavoce di Renzi a Palazzo Chigi, col faccione di Nordio e la scritta the cat is over the table the killer is over the plane( il gatto è sul tavolo, l’assassino è sull’aereo).

Non è la prima volta che succedono cose così incresciose a Montecitorio, né  probabilmente sarà l’ultima. In passato abbiamo assistito, tra l’ilarità e la rassegnazione, ad episodi che richiamano il peggior circo della politica che l’Italia abbia mai ospitato. Buffoni, i politici, da tutti gli schieramenti. Paghiamo profumatamente centinaia di persone che fanno il bello e il cattivo tempo a seconda dei loro interessi e di chi, sottobanco, li foraggia. Sembra proprio che votare sia una illusione che ci propinano da decenni, e chi sale al rango di “onorevole”, in realtà ha solo un titolo senza esserlo de facto.

A volte, anzi spesso, si sente dire “i veri criminali stanno in parlamento”, e non si può dar torto a questa diceria popolare, dove il luogo più rappresentativo dell’onestà e delle coerenza ospita ladri, truffatori e delinquenti della peggior specie. La rivoluzione francese non ci ha insegnato nulla, né tantomeno l’ottobre rosso la defenestrazione di Praga o altri eventi storici che dovrebbero metterci in guardia dalla fame di potere di persone malvage che si spacciano per buone, democratiche.

Meritiamo ciò che abbiamo, per la nostra indolenza, per la nostra mancanza di reazione agli status quo che garantiscono protezioni e vantaggi di casta che hanno l’amarissimo sapore dei regimi totalitari, ma con la maschera illusoria della democrazia, del garantismo erga omnes(verso tutti).

L’Italia va avanti per inerzia, come un sasso che rotola lungo una discesa infinita. Finché il sasso rotola, tutto va bene, secondo i piani di chi intende spremere quanto più possibile dalle mammelle di Stato.

Mala tempora currunt.

(Fonte: Corriere della Sera)

Da Nicola Gallo

Partenopeo, diploma di Maturità Classica (Lic.Stat. G.B.Vico), Laurea in Scienze Politiche conseguita presso l'Università degli Studi di Napoli Federico II. Frequentazione parziale di Belle Arti. "Per aspera ad Astra, ad Astra ad Infinitum". Informare è un dovere, è un diritto. Informare ed essere informati, per il bene di tutti.