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La parola dell’anno per Treccani è “Rispetto”

Scelta “per la sua estrema attualità e rilevanza sociale”.

“rispetto” la parola dell’anno nel 2024 per la Treccani. L’Istituto della Enciclopedia Italiana la ha scelta “per la sua estrema attualità e rilevanza sociale” nell’àmbito della campagna di comunicazione #leparolevalgono, volta a promuovere un uso corretto e consapevole della lingua.

Il Dizionario dell’italiano Treccani definisce il rispetto come un “sentimento e atteggiamento di stima, attenzione, riguardo verso una persona, un’istituzione, una cultura, che si può esprimere con azioni o parole”.

“Questa parola – spiegano Valeria Della Valle e Giuseppe Patota, condirettori del Vocabolario Treccani – dovrebbe essere posta al centro di ogni progetto pedagogico, fin dalla prima infanzia, e poi diffondersi nelle relazioni tra le persone, in famiglia e nel lavoro, nel rapporto con le istituzioni civili e religiose, con la politica e con le opinioni altrui, nelle relazioni internazionali.

Il termine rispetto, continuazione del latino respectus, va oggi rivalutato e usato in tutte le sue sfumature, proprio perché la mancanza di rispetto è alla base della violenza esercitata quotidianamente nei confronti delle donne, delle minoranze, delle istituzioni, della natura e del mondo animale”.

“È molto significativo – aggiungono Della Valle e Patota – che le espressioni della lingua italiana che contengono questa voce siano numerosissime: da avere rispetto per qualcuna, qualcuno o qualcosa a mancare di rispetto, da di tutto rispetto a col rispetto dovuto, via via fino alla formula ‘con tutto il rispetto’, purtroppo usata spesso impropriamente nella polemica politica come premessa di attacchi verbali aggressivi, offensivi e violenti, o all’espressione uomini di rispetto, tristemente nota per aver indicato gli affiliati alla mafia”. Una parola citata milioni di volte, ora a proposito ora a sproposito. La scelta dell’Osservatorio della Lingua Italiana Treccani, diretto da Della Valle e Patota, di indicarla come parola dell’anno intende, spiega la nota dell’Istituto, “sottolineare da una parte la necessità di un suo uso semanticamente e civilmente corretto, dall’altra la sua funzione indicatrice di un valore da condividere nella società civile: per rispetto delle persone, delle istituzioni, delle diverse culture, dell’ambiente e di tutti gli esseri viventi”.

La parola “rispetto” è importante, ma purtroppo nella realtà ordinaria umana ha perso significativamente di valore. Non abbiamo rispetto per noi stesso, figuriamoci per il prossimo. Non abbiamo rispetto per la Terra, che è la nostra casa comune. Non abbiamo rispetto per la vita in tutte le sue manifestazioni.

Mi dispiace ammetterlo, ma il “rispetto” è travisato, considerato come corollario di sudditanza mafiosa ormai.

Non abbiamo rispetto, e non meritiamo rispetto.

(Fonti: ADNKronos, ANSA)

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