Una 19enne, originaria del Kenya e residente nel Milanese, è stata fermata con l’accusa di “arruolamento con finalità di terrorismo internazionale” mentre pochi giorni fa si stava imbarcando all’aeroporto di Orio al Serio (Bergamo) con destinazione Turchia per poi raggiungere la Siria e andare a combattere per l’Isis, dopo un “processo di radicalizzazione” che l’ha convinta nei suoi propositi. Il fermo è stato effettuato nell’inchiesta condotta dal Dipartimento Investigazioni Generali Operazioni Speciali (Digos) e coordinata dalla pm di Milano Francesca Crupi e dal procuratore Marcello Viola. E’ stato convalidato ieri, con la custodia cautelare in carcere, dal gip Luca Milani.
L’indagine, condotta dalla Digos di Milano-Sezione Antiterrorismo Internazionale e dalla Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione-Servizio per il Contrasto dell’Estremismo del Terrorismo Esterno, era scattata ad ottobre a seguito del “costante monitoraggio degli ambienti jihadisti radicali online”. Un monitoraggio che, come spiegano gli investigatori della squadra antiterrorismo coordinato dall’aggiunto Eugenio Fusco, “ha consentito di individuare un profilo social aperto di video sharing, nel quale venivano pubblicati, con crescente intensità, video di propaganda dal contenuto radicale in cui era ritratta una donna con indosso il niqab, successivamente identificata nella giovane kenyota”.
E’ emerso, inoltre, che la ragazza, che era stata anche “ospite” di “una Comunità di accoglienza e proveniente da un problematico contesto familiare”, stava maturando un “rapido percorso di radicalizzazione ideologico-religioso sfociato, nell’ultimo periodo, nell’intenzione di raggiungere la Turchia per poi stanziarsi in zone occupate da formazioni jihadiste”. Avrebbe avuto “contatti” con “utenze telefoniche” in Medio Oriente, “riconducibili a soggetti che ne avrebbero favorito l’arrivo”.
Aveva già, secondo le indagini, “ripetutamente tentato di contattare le rappresentanze diplomatiche turche in Italia” e il suo piano nei giorni scorsi “ha avuto un’ulteriore accelerazione”, quando, dopo aver “consultato più volte siti di voli per la Turchia, si è recata ripetutamente presso l’aeroporto di Malpensa” per ottenere “un biglietto di sola andata per Istanbul”. Ci è riuscita, poi, “nel tardo pomeriggio del 29 novembre quando ha acquistato un volo in partenza da Orio al Serio” per il giorno dopo.
L’adesione alla lotta armata integralista
Dalle indagini è emerso come Hafsa M. “si sia messa completamente a disposizione della cosiddetta Jihad, accettando di modificare radicalmente la propria vita per raggiungere un paese straniero nel quale accettare la prospettiva del martirio, come peraltro comunicato in alcune chat con delle conoscenti in termini espliciti, con l’utilizzo del termine Muhajir /Munajirat”. Lo sottolinea il gip di Milano, Luca Milani, nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere. La giovane, residente nel milanese, dalla sua attività sui social media stava – secondo il giudice – cercando di acquisire “sempre più consenso e si stia spingendo sempre oltre nel manifestare la propria adesione all’idea di lotte violente – in tal senso esplicite le foto con armi in pugno – per far trionfare una fede musulmana integralista e oppressiva nei confronti delle libertà fondamentali, soprattutto della donna”.
“Sono una supporter dell’Isis, lotto contro i nemici”
Sui social media metteva “le emoticon dell’iconica bandiera nera” dell’Isis e scriveva “jihad (…)sta più a significare ‘lotta contro i nemici’ (…) non vuoi meritare il livello più alto in Paradiso?”. E a chi le diceva che la guerra santa “è solo per gli uomini” lei citava “l’esempio di ‘Aisha’, seconda sposa di Maometto”, faceva riferimenti al “suicidio a scopo terroristico” e diceva di essere una “supporter dell’Isis”. Ecco il profilo della 19enne kenyota fermata cinque giorni fa. Sui social media mostrava, si legge, una pistola giocattolo, in seguito sequestrata, e in una storia su Instagram si sarebbe fatta riprendere mentre sparava “con un fucile ad aria compressa”. E dalle analisi sono venuti fuori i suoi contatti “con un utente” non ben definito in Turchia, un tale Yusif(probabile nome in codice).
Per tale motivo è scattato il provvedimento di fermo e la ragazza è stata bloccata poco dopo aver “effettuato il check in” e quando stava imbarcando i bagagli. I primi riscontri sul telefono cellulare della ragazza, che si faceva chiamare “muhajirat”(“la migrante”), hanno documentato che “oltre ad aver maturato interesse per l’utilizzo di armi da fuoco, era effettivamente in contatto con un uomo in Turchia che la attendeva all’arrivo”.
Questo non è che l’ennesimo caso di radicalizzazione che riscontriamo in Italia. Il particolare agghiacciante è che la protagonista è una ragazza appena 19enne, imbevuta di follia integralista nel Milanese. Resta da chiederci che fine avrebbe fatto se fosse riuscita nel suo intento, andando in Siria a combattere. Forse avrebbe commesso un gesto plateale, come un suicidio esplosivo. In Italia non si era di certo integrata, avendo maturato questa insana follia estremista che va diffondendosi anche negli “italiani” di 2a e 3a generazione, sempre più coinvolti ideologicamente con la “guerra santa”, che di santo non ha nulla, anzi.
Un plauso va a tutti coloro che hanno collaborato per aver fermato la giovane aspirante terrorista. Ora non resta che analizzare eventuali dispositivi elettronici(smatphone, pc) della ragazza e risalire alla rete di contatti che la giovane kenyota aveva instaurato con altri elementi pericolosi.
Chi sarà mai questo Yusif? Forse lo scopriremo con lo sviluppo delle indagini.
(Fonti: Il Gazzettino, Il Mattino)