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Sanità, sempre problemi

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Uap, Unione Nazionale Ambulatori, Poliambulatori, Enti e Ospedalità privata, con le sue 27.000 strutture sanitarie capillarmente distribuite su tutto il territorio nazionale, e oltre 350.000 dipendenti che rischiano la perdita del proprio posto di lavoro, vuole ancora una volta porre in evidenza la circostanza che i tagli del nuovo nomenclatore tariffario, fermo da 26 anni nonostante l’aumento del costo della vita, sembrano rispondere a interessi di lobby o multinazionali. «Al riguardo – esemplifica Uap – basti fare degli esempi: un Ecocolor doppler arterioso e/o venoso arti inferiori verrà rimborsato 47,00 euro», spiega Uap in una nota, sottolineanco che «il precedente tariffario prevedeva un rimborso di 87,80 per ciascun esame (43,80 x 2). In sostanza, con il nuovo tariffario il costo di 47,00 euro sarà previsto per eseguire tutti e due gli esami al posto di uno solo, come era previsto prima. Come può essere rimborsare un professionista meno di 15,00 euro per eseguire due esami che prevedono l’assunzione di responsabilità civili e penali?» «Peraltro – prosegue Uap – occorre sottolineare che questi esami richiedono l’esecuzione da parte di uno specialista con apparecchiature di primo livello, per le quali occorre considerare tutte le spese di gestione delle corrette procedure e della struttura, mentre i rimborsi dei medici a gettone all’interno degli ospedali pubblici sono di 85,00 all’ora, e 28,00 euro per gli infermieri, come dichiarato ieri dallo stesso Ministro della Salute, Prof. Orazio Schillaci. Tutto questo in un momento in cui c’è sempre maggiore bisogno di specialisti e appropriatezza delle attività diagnostiche per salvare la vita ai cittadini italiani».

«Durante la Conferenza Stato – Regioni – prosegue Uap – è stata riconosciuta alle Regioni in piano di rientro la possibilità di ripianare i disavanzi, ma ci si chiede come faranno gli ospedali pubblici in piano di rientro a coprire importi ormai fermi da 26 anni che hanno subito un danno così disastroso. Da quali fondi le Regione prenderanno i soldi? E come si può chiedere alle strutture private autorizzate a non fallire? Da una parte si parla di risparmio ma dall’altra continua a crescere il debito. Che senso ha questa operazione? Purtroppo chi ne pagherà il maggior conto sono proprio i cittadini italiani, che subiranno le conseguenze di una sanità pubblica e privata accreditata autorizzata, che non sarà più capace di erogare i propri servizi, abbassando la qualità degli stessi e aumentando i tempi di attesa». «Al riguardo – ricorda Uap – lo stesso Presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, ha dichiarato inopportuno pubblicare dati assolutamente parziali e provvisori, mentre lo stesso Guido Bertolaso, assessore al Welfare di Regione Lombardia, il giorno dopo l’approvazione del nuovo nomenclatore tariffario, avvenuta il 14 novembre, ha deliberato un nuovo nomenclatore tariffario rialzando i fondi, per evitare nella Regione Lombardia un miliardo di euro di perdita per l’anno successivo. Di contro, negli anni sono stati erogati fondi per le cosidette ’Farmacie dei servizì, togliendo alla sanità pubblica oltre 113 milioni di euro. Ci si chiede, però, quali sono stati gli esiti della sperimentazione della ’Farmacia dei servizì e come sono stati comunicati a cittadini e operatori del settore. Sono stati rispettati gli obblighi di trasparenza previsti dalla normativa, in particolare per quanto riguarda l’informazione ai cittadini e la pubblicazione delle relazioni finali? Occorre, infatti, ricordare che i referti rilasciati dalle farmacie partecipanti non rispettano i requisiti previsti dal D.Lgs. 502/92 e non sono riconosciuti come validi a fini diagnostici e legali. E allora, quali misure sono state adottate per garantire il valore medico-legale dei referti, in assenza di accreditamento delle farmacie come strutture sanitarie?», prosegue Uap. «Per tali ragioni, chiediamo al Ministero della Salute, al Presidente della Repubblica Mattarella e alla nostra Presidente del Consiglio trasparenza e rispetto della legalità, affinchè grazie ai loro ruoli verifichino cosa stia accadendo nella sanità italiana a tutela dei cittadini, per evitare che questo modo di muoversi – confuso e dannoso – volto a meri interessi personali comporti il crollo della sanità pubblica italiana, che rappresentava il fiore all’occhiello del nostro Paese, oltre che la svendita dei presidi nazionali autorizzati convenzionati. Siamo nel caos, la sanità italiana potrà essere risanata? Alla luce dei recenti provvedimenti ci pare ben chiaro che non ci sia nessuna volontà di farlo», conclude infine Uap.

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