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Meloni e la COP 29

“La strada da percorre dice è la neutralità tecnologica, perché non esiste oggi un’unica alternativa alle fonti fossili”, dichiara la premier.

Da Baku Giorgia Meloni lancia il suo messaggio:” lavoreremo per ottenere nuovi obiettivi di finanza, destiniamo già gran parte degli oltre quattro miliardi del fondo per il clima al continente africano e promuoveremo il coinvolgimento delle banche di sviluppo”.

Ma  è necessario un approccio pragmatico e non ideologico, prosegue la presidente del Consiglio, che dice: “La decarbonizzazione non vada in conflitto con la sostenibilità dei nostri sistemi produttivi e sociale”. 

“L’uomo deve restare al centro di ogni decisione”, è il concetto ribadito dalla Meloni . La strada da percorre, dichiara, è la neutralità tecnologica, perché non esiste oggi un’unica alternativa alle fonti fossili. Non solo rinnovabili, dunque, ma anche gas, idrogeno e nucleare. Su questo la premier ricorda che l’Italia è in prima linea per il rilancio dell’energia da fusione. Infine un passaggio sul piano Mattei grazie al quale stiamo realizzando diverse iniziative per lo sviluppo di infrastrutture ed energia verde in Africa.

“Abbiamo superato anni di stallo,” ha commentato Yalchin Rafiyev(sopra, in foto), capo negoziatore della Cop29, “e questo è solo l’inizio di una serie di svolte che servono al pianeta”. L’accordo su l’Articolo 6.4 stabilisce un meccanismo globale per i crediti di carbonio che permetterà ai Paesi di scambiare riduzioni delle emissioni sotto un’unica supervisione.

Luca Taschini(sopra, in foto), docente dell’Università di Edimburgo, anche lui a Baku per la COP 29: “Si dividono in mercati volontari, coinvolti dall’Articolo 6.4, e in mercati obbligatori, come quello nato in Europa, l’Ets; questi non sono coinvolti dall’accordo di Baku”. I mercati obbligatori hanno regole determinate dall’ente che li ha fatti nascere; i crediti possono essere scambiati nell’area di competenza ma non possono uscire da lì. “Dalla Cina non possono comprare i crediti dell’Ets europeo, e viceversa”, continua Taschini. Questi mercati sono maturi e funzionanti già ora. L’Articolo 6.4 potrà permettere che i crediti vengano generati e scambiati anche in quei Paesi oggi fuori dai mercati obbligatori, favorendo quindi la nascita di progetti di compensazione in tutto il mondo.

Il nuovo sistema, che potrebbe vedere i suoi primi progetti approvati già dal 2025, è stato pensato per finanziare progetti di rimozione del carbonio e per evitare la deforestazione, in particolare nei Paesi in via di sviluppo. “L’accordo su l’Articolo 6.4 è un’accelerazione necessaria, e può portare investimenti dove servono di più,” ha sottolineato Taschini, “come nei Paesi che non hanno mercati obbligatori per i crediti di carbonio”. Anche il capo negoziatore azero Rafiyev ha enfatizzato l’importanza di questa nuova fonte di finanziamento: “Il meccanismo Onu darà a questi paesi la possibilità di attrarre risorse e realizzare progetti concreti e verificati”. Da ieri, dunque, chi sviluppa progetti come il rimboschimento, la salvaguardia della biodiversità terrestre e marina, o la prevenzione della deforestazione avrà un accesso più semplice a fondi e riconoscimento internazionale.

Gli effetti del cambiamento climatico sono sempre più visibili e distruttivi, stravolgono la nostra vita con eventi che sembrano il più delle volte apocalittici. Riusciranno i grandi della terra a risolvere la questione ambientale tenendo presente le necessità economiche in gioco?

(Fonte: La Repubblica)

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