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Donna si suicida dal ponte di S. Agata de’ Goti

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 Nunzia, una donna di 44 anni di Airola, era uscita per fare la spesa al supermercato, ma non ha più fatto ritorno a casa. I familiari, preoccupati dalla sua scomparsa, hanno lanciato l’allarme e subito sono partite le ricerche.

Le prime tracce rinvenute dai familiari sono state quelle della sua auto, una Mercedes Classe A, parcheggiata nei pressi del campo sportivo di Sant’Agata dei Goti. Questo è stato il primo indizio che ha attivato ulteriormente le ricerche, con l’area setacciata dalle forze dell’ordine e dai vigili del fuoco

E’ stata trovata esanime ai piedi del ponte, già tristemente noto, dal quale era precipitata. Un volo giù nel vuoto di cinquanta metri, per recuperarne il corpo i vigili del fuoco di Bonea e del Nucleo Saf hanno dovuto calarsi con le funi e l’hanno portata via da lì. Un’operazione penosa conclusa intorno alle 2, che ha restituito l’ennesimo dramma, nel comune di Sant’Agata de’ Goti.

Un gesto autolesionista estremo, l’ipotesi più accreditata. L’ha compiuto Nunzia, 44 anni di Airola. La notizia rimbalzata sui social media con un appello, una richiesta di aiuto. Una madre lascia da soli i suoi figli per sempre.

Non è la prima volta che accade e, purtroppo, non sarà nemmeno l’ultima. Ma, al di là dello stato emotivo che è fortissimo quando una esistenza si annulla con simile modalità, il resto è consuetudine. Purtroppo è vero: si tratta di scelte individuali, incredibilmente devastanti, che interrogano tuttavia le nostre coscienze ormai assuefatte dalla routine di notizie tragiche. Chiamano in causa la forza di reazione di una comunità e delle sue reti protettive, rimandando alla necessità di cogliere e comprendere in tempo i segni del peso di un disagio che opprime l’anima.

C’è tantissima tristezza in giro, ma facciamo finta, immersi nei problemi che non mancano, che quasi non esista, e che comunque ci sarà sempre qualcun altro che se ne occuperà, non noi che abbiamo altro da fare. Non è così, e quando realizziamo che a vincere è stata l’indifferenza, alla fine è troppo tardi. E a quel punto, diventiamo soltanto testimoni di una incapacità collettiva figlia del vivere moderno.

La vita è complicata, e in molti casi non si tratta di vivere, ma di sopravvivere.

(Fonti: 41°Parallelo, Ottopagine)

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