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Bengalese stupratore arrestato in flagranza di reato

Assalita in piazzale Matteotti, minacciata con un coltello, alle 5 del mattino. Trascinata dietro il chiosco delle piadine e quindi violentata. Piazzale Matteotti diventa lo scenario improvviso dell’orrore, con modalità e scenari che questa città non aveva mai conosciuto prima. L’assalitore, M.K., è un cittadino del Bangladesh di 30 anni, abita a Loreto, regolare sul territorio, in attesa di ottenere il permesso di soggiorno.

Lei, una donna di origine sudamericana sui 40 anni, è un addetta delle pulizie. Si è salvata urlando: in piazzale Matteotti, a quell’ora, non c’era nessuno, e quando il bengalese l’ha trascinata dietro il chiosco lei per un momento l’ha seguito, temendo il peggio. Poi, quando lui l’ha gettata a terra per consumare l’atto sessuale, lei ha iniziato a gridare: qualcuno dalle case vicine l’ha sentita ed ha chiamato finalmente i carabinieri. Quando i militari arrivano, trovano tutti e due seminudi. Il bengalese tenta di scappare ma viene preso poco dopo.

La donna stava andando forse a lavorare, forse stava aspettando qualcuno che la accompagnasse. Era in piedi, sotto la pensilina del bus, lato edicola. L’inizio della sua giornata è un film di paura, anzi, peggio.

Il bengalese la vede. I due ovviamente non si conoscono. Lui sta probabilmente finendo la nottata. Probabilmente non è del tutto sobrio. Un amico è stato con lui fino all’una di notte. “Lui ha bevuto solo una Coca Cola”, dirà l’amico, anche lui tra i più stupefatti di quanto ha appena saputo dell’altro. Ma cosa abbia fatto il bengalese dall’una alle 5 del mattino non si sa. Sta di fatto che l’uomo a quell’ora raggiunge piazzale Matteotti. Ci sono diverse telecamere, nelle zone adiacenti. Lui arriva da via San Francesco. Sempre in base alle immagini delle telecamere, lo si vede indossare una specie di parananza, un grembiule da cuoco o da cameriere. Vede la donna. Ha con sé un coltello da cucina e lo usa come arma. Glielo mostra, forse lo punta alla gola: ha già deciso che vuole violentarla, ha solo bisogno di un luogo dove appartarsi. Quindi la trascina come un sacco dietro il chiosco delle piadine. La donna lo segue, è costretta a seguirlo, terrorizzata dalla lama. Ma pochi attimi dopo, mentre lui è già riuscito a spogliarsi e a spogliarla, lei comprende che l’unica salvezza è gridare. E lo fa, con tutto il fiato che ha in gola.

Qualcuno, sentendo le grida si affaccia e chiama il 112 descrive la scena: due persone seminude per terra, lui che la sta , lei che chiede aiuto gridando. Una pattuglia del Radiomobile è nei pressi. In pochi istanti arriva sul luogo. L’uomo li vede e tenta la fuga. I carabinieri lo prendono a pochi metri di distanza da quel chiosco di piadine scelto per consumare lo stupro. L’uomo tenta di divincolarsi, così da essere accusato anche di resistenza a pubblico ufficiale. Il trentenne dal fisico esile, descritto come persona perbene, con la faccia da ragazzino innocente, viene arrestato anche per violenza sessuale e porto d’armi. La donna invece è sotto shock. Viene portata in ambulanza in ospedale. Non avrebbe ferite gravi, non risultano ferite di arma da taglio, nonostante le presenza di quel coltello, che al momento non è stato ritrovato. Per la donna si apre la procedura del codice rosso, come avviene per tutte le vittime di violenza sessuale, fatta o tentata. Viene sottoposta agli accertamenti medici di rito. L’uomo viene portato a Villa Fastiggi. Nomina il suo legale di fiducia, Michele Mariella. E’ il legale che lo ha assistito in precedenza nelle procedure legate alla richiesta del permesso di soggiorno. Quando il bengalese pareva la persona più innocua e corretta del mondo. Quello che mandava parte del suo stipendio in Bangladesh, alla moglie. Già oggi o forse domani sarà interrogato dal gip.

Come direbbe la Sig.ra Boldrini: ” una risorsa essenziale per la società italiana”.

Donna, Vita, Libertà.

(Fonte: Il Resto del Carlino)

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