In aumento le donazioni di organi ed i trapianti, con la diminuzione del tasso di mortalità dei pazienti in lisa d’attesa. La conferma di una tendenza già positiva negli ultimi anni sarà al centro del 47° Congresso nazionale di Sito, la Società italiana di trapianti d’organo e di tessuti, che si svolgerà a Palermo dal 6 all’8 ottobre.
«La proiezione di quest’anno – spiega il professor Salvatore Gruttadauria(sopra, in foto), direttore del Dipartimento per la cura e lo studio delle patologie addominali dell’Ircss-Ismett e presidente del Congresso – secondo una stima del Centro Nazionale dei Trapianti, dice che i trapianti da donatore deceduto saranno 4.392 contro i 4.079 del 2023. Una crescita importante che analizzeremo, nel corso della tre giorni siciliana, organo per organo. Una delle principali novità riguarda il trapianto di fegato, dove si registra un incremento nel contrasto delle malattie oncologiche«.
Un radicale cambiamento rispetto a pochi anni fa, quando il trapianto veniva invece effettuato prevalentemente a seguito di una cirrosi, esito dell’epatite C: «Questa patologia del fegato – spiega Gruttadauria – adesso è stata praticamente debellata dalla terapia medica antivirale. Ne consegue che le nuove indicazioni al trapianto riguardano appunto i pazienti colpiti da tumore, grazie a protocolli sperimentali che vedono la partecipazione di tutti i Centri italiani e la supervisione del Centro nazionale trapianti. Il che dà speranza di guarigione in molti settori come la malattia metastatica del tumore del colon retto al fegato o come il colangio-carcinoma. Ma va precisato che non c’è un’apertura totale a tutti i pazienti col tumore, ma sono ad alcuni casi ben selezionati».
Ci saranno approfondimenti che verranno trattai nel Congresso: «Registreremo nel corso del dibattito – continua il professor Gruttadauria – il fatto che, in Italia, sono in incremento i trapianti da donatore a cuore fermo e, questo, grazie al maggior utilizzo delle macchine da perfusione che permettono la conservazione dell’organo nel rispetto della normativa vigente. Macchine sempre più performanti che lasciano l’organo utilizzabile anche dopo i venti minuti dalla dichiarazione di morte previsti dalla legge italiana». La tecnologia viene incontro alla medicina, limitando il danno riportato dall’organo prelevato proprio a scopo di trapianto( vedi articolo precedente sul macchinario chirurgico “Da Vinci”).
«Il costante utilizzo di queste macchine non solo può contribuire a rendere l’intervento da urgente a elettivo – conclude il direttore del Dipartimento per la cura e lo studio delle patologie addominali dell’Ircss-Ismett – ma ha un’altra funzione fondamentale: condiziona l’organo, ovvero migliora la sua capacità funzionale. Il che naturalmente determina un deciso aumento degli interventi, aumento che riguarda anche il trapianto di rene da vivente. Le donazioni sono, anche questo caso, in crescita, con una riduzione dei problemi per i pazienti che sono in lista».
Domenica 6 ottobre si aprirà il Congresso: «Il dato da cui partiremo – sottolinea il professor Luciano De Carlis(sopra, in foto), Direttore Dipartimento Niguarda Transplant Center e presidente della Società italiana di trapianti d’organo e di tessuti- è quello sulle donazioni. 30 anni fa, l’Italia aveva 6 donatori per milioni di abitanti, adesso ne abbiamo più di 31. Siamo diventati il secondo paese per donazioni in Europa subito dopo la Spagna. La sensibilizzazione e le nuove norme in materia hanno dunque permesso un incremento che si aggira attorno al 25-30%».
Altro oggetto di argomento riguarda le macchine da perfusione, che sono la vera innovazione: «Migliorano la qualità dell’organo e ci consentono dei tempi maggiori – spiega De Carlis – ma soprattutto ci dicono se l’organo poi funziona una volta trapiantato. Ci occuperemo infine della Transplant oncology, cioè la possibilità di trattare delle malattie di tipo oncologico sulle quali prima non riuscivamo a intervenire. Di recente è uscito uno studio sul trattamento delle metastasi epatiche da tumore del colon, oppure del tumore primitivo del fegato. Si tratta di un lavoro multicentrico e internazionale, in cui sono emersi risultati eccellenti nella combinazione fra chemioterapia e trapianto».
La salute va presa a cuore…e non è un semplice modo di dire.
(Fonte: Avvenire)