Al centro dell’inchiesta della procura di Salerno che ha portato, questa mattina, in carcere il sindaco di Capaccio Paestum e presidente della Provincia di Salerno, Franco Alfieri, e ai domiciliari altre cinque persone, ci sono alcune procedure irregolari di affidamento di lavori. In particolare, quella riguardante all’intervento di adeguamento, ampliamento ed efficientamento energetico dell’impianto di pubblica illuminazione comunale e quella relativa ai lavori di adeguamento e riqualificazione energetica della pubblica illuminazione stradale del comune, con corpi illuminanti a led e sistemi automatici di regolazione, telecontrollo e telegestione del flusso luminoso. Entrambe erano state bandite dal Comune di Capaccio Paestum e aggiudicate, poi, dalla Dervit spa.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti gli indagati, a vario titolo, avrebbero turbato con collusioni e altri mezzi fraudolenti le procedure negoziate volte ad affidare le commesse pubbliche. Il fine, per gli investigatori, era quello di garantire alla Dervit spa l’aggiudicazione dei lavori a scapito della regolare assegnazione..
L’inchiesta si basa in particolare su intercettazioni telefoniche e ambientali e sugli esiti dell’esame della documentazione anche informatica, acquisita il 30 gennaio scorso nel corso di perquisizioni svolte dai Finanzieri. Secondo gli investigatori, già molto tempo prima Andrea Campanile, dipendente del Comune di Capaccio Paestum che fa parte dello staff di Alfieri, e Alfonso D’Auria, procuratore speciale della Dervit spa, operando il primo in nome e per conto del sindaco e il secondo in nome e per conto di Vittorio De Rosa (legale rappresentante della Dervit), avrebbero concordato le strade da inserire nel progetto esecutivo che riguardava le future gare, i tempi e i costi dei singoli interventi e ogni altro dettaglio tecnico riguardante i futuri lavori, “dando per certo – viene spiegato in una nota della procura di Salerno – che sarebbe stata la Dervit spa ad aggiudicarsi gli appalti“. Proprio l’azienda, dopo il perfezionamento di quegli “accordi”, avrebbe provveduto, attraverso sue propaggini organizzative, alla materiale redazione degli atti delle due procedure.
Allo stesso tempo, Carmine Greco, responsabile tecnico del Comune e Rup dei procedimenti che avrebbe operato sempre su mandato del sindaco Alfieri, avrebbe conferito un incarico in una delle procedure a un professionista esterno perché firmasse gli atti materialmente redatti dalla Dervit spa, prevedendo, peraltro, il pagamento di 70mila euro, poi materialmente non corrisposti.
In un’altra procedura, ancora Carmine Greco si sarebbe, personalmente, assunto la paternità degli atti predisposti dalla società che si sarebbe aggiudicata l’appalto. E sempre lo stesso Greco si sarebbe dato da fare per invitare a partecipare alle procedure negoziate al centro dell’inchiesta ditte compiacenti o non aventi i requisiti per aggiudicarsi le gare, “in modo tale da rendere blindata l’aggiudicazione alla Dervit spa, predesignata quale vincitrice delle procedure negoziate fin dal principio”.
Per ciò che concerne il secondo appalto, l’aggiudicazione alla Dervit spa sarebbe stata effettuata violando il principio di rotazione nell’affidamento delle commesse pubbliche, previsto dal nuovo Codice degli Appalti. Inoltre, per ottenere dalla Regione Campania il finanziamento dell’intervento della seconda gara, il Comune di Capaccio(Sa), attraverso una dichiarazione firmata dal sindaco Alfieri, avrebbe artatamente dichiarato che il locale impianto di illuminazione era gestito da una società in house, quando, in realtà, la gestione era stata attribuita in concessione all’associazione temporanea di imprese (Ati). Visti il ritardo e la successiva sospensione dell’erogazione del finanziamento regionale, il Comune, su impulso del primo cittadino, per garantire alla Dervit la regolarità dei pagamenti, avrebbe approvato una perizia di variante, del valore netto di 160 mila 692,26 euro, nell’ambito della procedura relativa all’intervento di adeguamento, ampliamento e efficientamento energetico dell’impianto di pubblica illuminazione comunale. Perizia per la quale sarebbero stati predisposti gli atti dalla Dervit.
Sembra che questo sia l’ennesimo caso di corruzione e malagestione pubblica in favore di interessi privati, cercando di aggirare in tutti i modi possibili le regolari procedure che dovrebbero garantire trasparenza e imparzialità.
Il crimine non paga, nemmeno con gli appalti pilotati ad personam.
(Fonte: AGI)