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Salvini indagato. Caso politico?

«C’è un principio chiave non discutibile: tra i diritti umani e la protezione della sovranità dello Stato sono i diritti umani che nel nostro ordinamento, per fortuna democratico, devono prevalere».

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Questa è la premessa del sostituto procuratore Calogero Ferrara(in foto) durante la requisitoria, a Palermo, al processo Open Arms, dove Matteo Salvini è accusato di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per avere impedito, 5 anni fa, lo sbarco a Lampedusa di 147 migranti, tra cui diversi minori. La nave fu tenuta al largo per 19 giorni, poi le fu finalmente concesso di attraccare in porto. La requisitoria è ancora in corso, c’è attesa per la pena che richiederà l’accusa: Salvini rischia fino a 15 anni di carcere.

Il pm ha poi messo l’accento su un punto fondamentale: «Quando Salvini diventa ministro dell’Interno le decisioni sulla gestione degli sbarchi e del rilascio dei pos (place of security, posto più sicuro dove sbarcare,dall’inglese) vengono spostate dal Dipartimento libertà civili e immigrazione all’ufficio di gabinetto del ministro e in particolare è il ministro a decidere. Questo è l’elemento chiave». Ovvero, fu Salvini in persona a prendere arbitrariamente la decisione.

Inevitabili le polemiche di questi giorni: secondo la Lega si tratterebbe di un processo politico. «È pacifico che qui di atto politico non c’è nulla – ha sottolineato il pm -. Sono stati compiuti atti amministrativi, il rilascio di un pos è un atto amministrativo, gli atti politici sono caratterizzati da requisiti ben precisi».

Giulia Bongiorno(in foto, sopra), avvocato difensore di Salvini, si è espressa sulla questione: «Con questa introduzione, è di intuitiva evidenza, il pubblico ministero sta procedendo con una requisitoria contro il decreto sicurezza bis che è un atto del governo e contro la linea politica prima redistribuire e poi sbarcare. Ha proprio espresso un giudizio di grande contestazione di questa linea, portata avanti dall’intero governo».

Salvini non si è presentato in aula e ha affidato la sua replica ai social media: «Oggi a Palermo la pubblica accusa farà le sue richieste al processo che mi vede imputato per sequestro di persona. Rischio fino a quindici anni di carcere per aver mantenuto la parola data agli elettori. Rifarei tutto: la difesa dei confini dai clandestini non è reato. Avanti tutta, senza paura».

(Fonte: Avvenire)

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