Oggi ricorrono 70 anni esatti dalla dipartita di un uomo, grandioso in tutti i sensi, che ha fatto di se stesso l’alfiere dell’Italia, salvando l’unità della Repubblica, muovendosi con intelligenza e passione vera in un mondo che aveva sperimentato da poco la follia dei fascismi e delle guerre.
Alcide De Gasperi nacque nel 1881 a Pieve Tesino, in Trentino, allora territorio dell’Impero Austro-Ungarico, da Amedeo e Maria Morandini. Primo di quattro figli, dopo gli studi presso il Collegio Vescovile di Trento si trasferì nella capitale dell’Impero, laureandosi in Filologia presso l’Università di Vienna.
Negli anni giovanili si distinse per l’impegno a favore della causa italiana da posizioni non irredentiste e per diffondere i valori della dottrina sociale della Chiesa. Nel 1904 fu incarcerato ad Innsbruck per aver partecipato alle manifestazioni a favore dell’istituzione di un corso di laurea in italiano presso la Facoltà di Giurisprudenza.
Nel 1902 incontra per la prima volta il teologo Romolo Murri a Roma, il cui pensiero influirà sugli orientamenti culturali e politici di De Gasperi.
Il presidente della Federazione delle società cattoliche operai mi mise in tasca 100 corone e sotto il braccio 200 avvisi di convocazione e mi mandò tra gli emigrati del Vorarlberg a predicare il verbo della Rerum Novarum; ciò che feci tra difficoltà, di ogni specie, battendomi con socialisti ed anarchici, mietendo applausi, e fischi, sorrisi di compassione, molte busse e una bronchite di tre settimane”.
De Gasperi al fratello Mario nel 1904
Anche grazie a Mons. Celestino Endrici, Vescovo di Trento a cui fu profondamente legato, De Gasperi decise di impegnarsi nella questione sociale, aderendo al Partito Popolare Trentino nel 1906. Venne eletto nel 1909 Consigliere comunale a Trento e, due anni più tardi, al Parlamento austroungarico. Condivise queste esperienze con Cesare Battisti, a cui lo legava un rapporto di stima nonostante la distanza tra le posizioni politiche. Negli anni dell’impegno a Trento ebbe il primo scontro con Benito Mussolini, che fu per poco Segretario del Segretariato trentino del lavoro per il Partito Socialista.
Certe imposizioni brutali può andare a farle in Romagna. Noi qui le chiamiamo bravate. Non è un paese il Trentino dove i d’Artagnan abbiano fortuna, né io tale uomo che per certe frasi perda la calma”.
De Gasperi
Durante il conflitto, tra il luglio 1915 e il maggio 1917, il Parlamento di Vienna rimase chiuso. De Gasperi si impegnò in quel periodo per soccorrere i profughi di guerra. Con lo scoppio della guerra parte della popolazione italiana trentina fu preventivamente sfollata e trasferita in campi di internamento. Il 6 novembre del 1918 lui e gli altri deputati italiani dell’ormai dissolto Impero furono invitati a Roma dal Governo italiano, celebrati dalla folla, come simbolo di ricongiungimento della Patria alle terre irredente.
L’UNIFICAZIONE ITALIANA
Con l’ingresso del Trentino nel Regno d’Italia De Gasperi aderì al Partito Popolare Italiano, organizzazione di ispirazione cristiana fondata da don Luigi Sturzo. Nel 1919 fu chiamato a presiederne il congresso a Bologna. Dal congresso successivo, celebrato a Napoli nel 1920, fu eletto membro della Direzione e del Consiglio nazionale del Partito. Nel 1921 venne eletto alla Camera dei Deputati. Nel 1922 sposò Francesca Romani da cui ebbe 4 figlie: Maria Romana, Lucia, Paola e Cecilia.
Dal 1924 al 1925 succedette a don Luigi Sturzo come Segretario del Partito Popolare Italiano. Si oppose attivamente al fascismo. Prima diede battaglia parlamentare alla legge Acerbo, che avrebbe assicurato al fascismo la maggioranza alle successive elezioni, senza successo. Dopo l’assassinio di Giacomo Matteotti nel 1924, De Gasperi aderì alla Secessione dell’Aventino, cioè la protesta con cui i deputati delle opposizioni si astennero dall’attività parlamentare chiedendo che i responsabili della morte di Matteotti venissero identificati e processati. Due anni più tardi, il 9 novembre del 1926, la Camera dei Deputati deliberò illegittimamente la decadenza sua e degli altri 122 parlamentari che avevano aderito alla protesta.
LA PERSECUZIONE FASCISTA | LA LUNGA VIGILIA
L’11 marzo 1927 fu arrestato a Firenze, con l’accusa di tentato espatrio clandestino. Trasferito a Regina Coeli e successivamente – a causa delle precarie condizioni di salute – alla Clinica Ciancarelli fu detenuto fino all’estate del 1928. Condannato a quattro anni di carcere e a 20.000 lire di multa (equivalenti a circa 19.000 euro odierni), fu liberato grazie all’intercessione di Mons. Celestino Endrici, Vescovo di Trento.
Ci sono molti che nella politica fanno solo una piccola escursione, come dilettanti, ed altri che la considerano, e tale è per loro, un accessorio di pochissima importanza. Per me, fin da ragazzo era la mia carriera o, meglio, la mia missione. Non importava dimettere il mandato, abbandonare il giornale, imporre il silenzio alle labbra e la clausura ai piedi. Questo in parte feci e se lo avessi fatto anche totalmente, forse che io non restavo io? … Per mutare avrei dovuto non essere, cioè rinnegare me stesso. Io ti ho sempre letto negli occhi, Francesca, che se fossi stato vile mi avresti disprezzato. Dunque non commisi errori? Forse avrei potuto sostenere le mie idee con meno accanimento”.
Lettera dalla prigione alla moglie Francesca
Visse fino al 1943 in una condizione di isolamento sociale e precarietà economica, parzialmente attenuata dall’assunzione presso la Biblioteca Vaticana, presso cui rimase in servizio fino alla liberazione di Roma. Impiegò questi anni per studiare e approfondire questioni politiche e sociali del tempo, scrivendo articoli e saggi sotto pseudonimo. In particolare, tra il 1933 e il 1938 curò la rassegna Quindicina Internazionale sull’Illustrazione Vaticana con lo pseudonimo di “Spectator”. Più volte Mussolini fece pressione sulla Santa Sede affinché licenziasse De Gasperi. In questi anni maturò anche un’amicizia con Giovanni Battista Montini, Sostituto alla Segreteria di Stato vaticana e futuro papa Paolo VI.
Avendo ricoperto una carica nel P.P.I. è evidente che è contrario al fascismo; la sua presenza quindi nella Città del Vaticano non fa che alimentare sospetti e malintesi”. – Pio XI replica: “Il S. Padre non si pente né si pentirà di aver dato ad un onesto uomo e onesto padre di famiglia un poco di quel pane che voi gli avete levato”.
Tra il 1942 e il 1943 fu tra i fondatori della Democrazia Cristiana, che cominciò a muovere i suoi primi passi nella clandestinità. In quel periodo teorizzò la necessità di essere il partito di massa dei cattolici, laico, interclassista, antifascista, che valorizzava libertà e democrazia per costruire un sistema ispirato ai valori cristiani, senza per questo determinare uno stato confessionale. Alla guida della DC seppe garantire l’autonomia del partito dalle gerarchie ecclesiastiche, tanto da dire di no a Papa Pio XII, nel 1952, nonostante le pressioni per stringere un’alleanza della DC con l’MSI alle elezioni comunali di Roma. Una scelta a cui il pontefice reagirà rifiutandosi di ricevere De Gasperi qualche settimana dopo, in occasione del suo 30 anniversario di Nozze, nonostante il successo democristiano alle elezioni capitoline.
Come cristiano accetto l’umiliazione, benché non sappia come giustificarla. Come Presidente del Consiglio italiano e Ministro degli Esteri, l’autorità e la dignità che rappresento e dalla quale non posso spogliarmi neanche nei rapporti privati, m’impongono di esprimere lo stupore per un gesto così eccezionale e di riservarmi di provocare dalla segreteria di Stato un chiarimento”.
De Gasperi all’Ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede in risposta al rifiuto di un’udienza da parte di Pio XI
L’IMPEGNO DI GOVERNO
Dopo la liberazione di Roma, fu prima ministro degli Esteri nei governi di Bonomi e di Parri e dal 10 dicembre 1945 sino al 1953 fu Presidente del Consiglio.
Sostenuto da maggioranze di unità nazionale, dopo il maggio 1947, guidò governi centristi. Nel giugno del 1946 traghettò l’Italia dalla monarchia alla repubblica, assumendo il ruolo di Capo Provvisorio dello Stato tra la partenza di re Umberto II e l’elezione di Enrico De Nicola.
Con ardimento, con tenacia, con sforzo disciplinato abbiamo gettato un ponte sull’abisso fra due epoche, riuscendo a compir l’opera lunga e difficilissima senza perdita di uomini e di materiali. Qual popolo può richiamarsi a simile esempio di verace democrazia? Altrove furono il terrore, i massacri, la guerra civile”.
Alcide De Gasperi, all’Assemblea Costituente, seduta di Martedì 25 Giugno 1946
La sua opera di governo si caratterizzò per alcune riforme fondamentali per la ricostruzione italiana e il rafforzamento della democrazia, come l’estensione dell’elettorato attivo e passivo alle donne.
Con il piano INA – casa, ideato da Fanfani e fortemente sostenuto da De Gasperi, a partire dal 1949 furono realizzate 355 mila abitazioni in 14 anni, rilanciando l’occupazione attraverso l’impiego nei numerosi cantieri di maestranze operaie, artigiane, di ingegneri e di architetti. Un ambizioso progetto che fu a lungo un punto di riferimento nelle attività di edilizia pubblica agevolata in Italia.
Nel 1950 diede vita alla Cassa del Mezzogiorno, nata all’esito di un percorso di approfondimento della questione Meridionale a cui la DC aveva dato attenzione sin dal periodo della clandestinità. Fu preceduta da un comitato di studio e approfondimento, coordinato da don Luigi Sturzo. Approvato nel Consiglio dei Ministri del 10 marzo 1950, il disegno di legge che la istituiva fu esaminato in quattordici sedute alla Camera e quattro al Senato, divenendo legge il successivo 10 agosto. La Cassa operò una trasformazione del Mezzogiorno radicale, dotandolo di infrastrutture e servizi che fino a quel momento erano stati assenti.
Nello stesso periodo De Gasperi avviò anche il cammino della riforma agraria, già parte del programma del IV esecutivo guidato dallo statista e fortemente voluto dall’allora ministro dell’Agricoltura e futuro Presidente della Repubblica Antonio Segni. Avviata con la “Legge Sila”, la riforma fu poi estesa ad altri ambiti agricoli del territorio italiano attraverso la “Legge Stralcio”. Nel corso del triennio furono espropriati e distribuiti circa 800 mila ettari a 113 mila famiglie contadine. La corrispondenza tra De Gasperi e Segni è raccolta in una pubblicazione edita nel 2023 dalla Fondazione De Gasperi
LA SCELTA OCCIDENTALE
L’impegno di De Gasperi non fu rivolto solo alla politica interna, dove cercò di realizzare gli ideali di Giustizia sociale che lo animavano. Diede grande importanza anche agli affari esteri, scegliendo quale Ministro Carlo Sforza, che aveva già ricoperto l’incarico prima dell’avvento della dittatura e non aveva mai avuto alcun rapporto con fascismo.
Nel 1947 guidò una delegazione in un viaggio negli Stati uniti, con l’obiettivo di riabilitare l’immagine dell’Italia dopo il ventennio fascista e di ottenere una linea di credito a sostegno della ricostruzione. Al rientro in Italia, il 16 gennaio, lo statista portava con sé un credito di 100 milioni di dollari, oltre a 50 milioni per le spese dovute alla presenza degli Alleati in Italia.
L’altro grande momento difficile e decisivo per le sorti dell’Italia è il viaggio a Washington dal 3 al 16 gennaio 1947 quando la guerra fredda fra americani e russi è già cominciata. Gli americani lanciano il piano Marshall, un vastissimo programma di aiuti per ricostruire i paesi distrutti dalla guerra. C’è ovviamente un obiettivo politico, dare stabilità ai paesi europei, soprattutto quelli che hanno fortissimi partiti di sinistra per evitare che si avvicinino all’Unione Sovietica. Aderire al piano Marshall è una scelta di campo che De Gasperi non esita a fare, una scelta che assicura la rinascita del paese”.
Estratto da:
“Le Figlie della Repubblica – Stagione 1” – Maria Romana de Gasperi racconta il padre Alcide
De Gasperi fu fautore dell’adesione del nostro Paese al Piano Marshall, con cui dal 1947 al 1952 gli Stati Uniti sostennero economicamente la ripresa dell’Europa, uscita in macerie dalla Seconda Guerra Mondiale. L’Italia ricevetta 1,2 miliardi di dollari.
Fu anche un convinto sostenitore della firma da parte dell’Italia del Patto Atlantico, nel 1949, grazie al quale il nostro Paese acquisì lo status di fondatore, ricoprendo un ruolo da protagonista nella nascita e nello sviluppo dell’Alleanza Atlantica e della NATO.
L’EUROPA COME MITO POSSIBILE
De Gasperi è ricordato tra i padri dell’Unione Europea con Konrad Adenauer e Robert Schuman, a cui fu legato da una comunanza di visioni e un’amicizia sincera e dall’essere “uomo di confine”. Dopo la dichiarazione pronunciata il 9 maggio 1950 da Schuman, l’Italia fu il primo paese da aderire al percorso che avrebbe portato poi alla nascita della Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (CECA).
Credette fortemente nella necessità di una Comunità Europea di Difesa (CED), La nostra Patria Europa a cui lavorò incessantemente nella convinzione di poter costruire proprio a partire da quel progetto l’unificazione politica del continente e che non riuscirà mai a realizzare.
La causa dell’unificazione dell’Europa è troppo profonda e troppo nobile perché noi possiamo perderci di coraggio”.
De Gasperi
Il suo impegno per l’unificazione del continente gli valse nel 1952 il conferimento del premio internazionale Carlo Magno, mentre nel 1954 fu chiamato a presiedere la CECA.
Anche nella politica estera non mancò di essere fedele ai valori che avevano ispirato la sua vita, tanto che il card. Angelo Roncalli, allora Nunzio Apostolico a Parigi e futuro papa Giovanni XXIII, ebbe a dire:
Oggi stesso trovandomi in un copioso circolo diplomatico, potei cogliere, senza darmi la pena di fare il curioso, impressioni unanimemente favorevoli al discorso da lei pronunciato alla Conferenza ed al tutto insieme della presentazione italiana. “Beati i miti perché essi possederanno la terra”, questo è un primo soffio di Vangelo che attraversa quell’aula fastosa”.
De Gasperi
Morì a Sella di Valsugana, circondato dai suoi cari, il 19 agosto 1954. Da allora nel porticato prospicente la basilica di San Lorenzo fuori le Mura. Nel 1993 la Chiesa Cattolica lo ha riconosciuto Servo di Dio.
De Gasperi rappresenta uno degli ultimi veri politici italiani, uomo meritevole di lode per lo sforzo profuso per la salvezza dell’Italia, reduce dalla disastrosa esperienza fascista. Uomini come lui, purtroppo, attualmente mancano in Italia. Per questo non dobbiamo dimenticarlo, per la speranza di vedere qualcuno che possa anche solo minimamente essere simile a una figura di così grande valore.
Grazie.
Si ringrazia la Fondazione Alcide De Gasperi nella figura del Dott. Angelino Alfano, presidente dal 2011, realtà nata nel 1982 per volere di Maria Romana Catti De Gasperi, figlia di Alcide.