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Trump: “Ho preso una pallottola per la democrazia”.

Trump rappresenta l’esempio lampante di come ricavare un vantaggio da una disavventura.

Nessuno, più di lui, ci riempirà le orecchie con il suo leit motiv di come Dio abbia deviato(questa volta) il proiettile fatale e di come lui si sacrifichi in nome della democrazia. Sembra il paradosso; al contrario; del film(tratto da un romanzo di Stephen King) “La Zona Morta”, dove un candidato perde le elezioni facendosi scudo con un bambino per evitare un attentato. Qui è , appunto l’esatto contrario.

Trump ci ha rimesso meno di Van Gogh con il padiglione dell’orecchio destro. Ma ha vinto, con mesi di anticipo, le elezioni.

Perché?

Perché gli Americani, violenti e falsamente puritani, sono comunque fatalisti, e in fondo ai loro cuori a stelle e strisce, sono estremisti cristiani. E pensare che Trump sia un “eletto” di Dio è facile per il classico red-neck( collo rosso, lavoratore medio) ignorante ma votante.

Perdonatemi la crudezza, ma è sostanzialmente la verità dei fatti.

A una settimana esatta dall’attentato in Pennsylvania, Donald Trump è tornato a parlare in un comizio, rilanciando i suoi temi ma seguendo una musica differente: ha alternato toni concilianti a quelli fatti dei soliti insulti. Ha preso le distanze da progetti autoritari ma poi ha lodato i leader di Russia e Cina, definendoli “brillanti e duri”. Per lui sarebbero perfetti compagni di merenda.

A Grand Rapids, Michigan, nella Rust Belt, la cintura industriale d’America, Trump è tornato a ringhiare astiosamente. Non indossava più l’appariscente benda bianca a coprire l’orecchio ferito, quel quadratino di garza diventato oggetto di culto nel marketing politico, sostituito da uno più piccolo e color carne.

Il tycoon newyorkese ha cominciato il comizio ricordando i momenti drammatici dell’attentato, quando un proiettile sparato da un ragazzo di 20enne(poi ucciso dal Secret Service) lo ha miracolosamente sfiorato appena: “Se sono qui è stato per grazia del Dio onnipotente”. Poi è tornato sull’episodio, per prendere le distanze da ‘Project 2025’, il manifesto di oltre 900 pagine realizzato da un think tank in cui lavorano molti ex collaboratori di Trump, e che ha indicato le tappe della svolta autoritaria con il ritorno del tycoon alla Casa Bianca: sostituzione di migliaia di dipendenti federali “non fedeli”, compresi gli agenti dell’Fbi, teocrazia nelle scuole, taglio delle tasse per le corporation e i più ricchi e tagli ai servizi sulle classi più basse e i veterani. “Io non so che diavolo sia – ha spiegato Trump – e non voglio saperlo. È tutta disinformazione”. Intanto l’agenda del Project 2025 è un manifesto terrorizzante.

Trump ha attaccato i Democratici che lo accusano di voler minare la democrazia: “Che cosa diavolo ho fatto io per la democrazia? – ha chiesto ai sostenitori – la scorsa settimana ho preso una pallottola per la democrazia”. Questa battuta ha scatenato l’ovazione generale, una delle molte che hanno accompagnato il suo discorso in cui sono stati toccati i temi evergreen: il taglio delle tasse, il ritorno dell’American Dream, la “cancellazione di tutti i disastri dell’amministrazione Biden, la sostituzione della Bidenomics con la Maganomics(MAGA: make America Great Again, fare l’America grande ancora), il ritorno alle trivellazioni petrolifere e minerarie, la fine della battaglia contro il cambiamento climatico, la promessa di attuare la “più grande deportazione di massa della storia”, di “abbattere le città santuario”, cioè quelle, da New York a Washington, da Boston a Chicago, che hanno accolto i migranti, ribadito l’isolazionismo economico nel segno del “compra americano e assumi americani”, con l’avvertimento alla Cina: “fuori dall’America tutte le auto cinesi”.

Anche in questo caso sarà un annuncio in stile pavloviano( effetto feedback negativo/positivo). Dopo aver guidato i boo e i fischi dei sostenitori all’indirizzo di Joe Biden e della sua vice Kamala Harris, indicata come probabile sostituta nel caso il presidente decida di accettare le pressioni dei vertici del partito e ritirarsi, a causa del suo declino fisico e mentale, Trump ribadisce il suo messaggio in favore di una svolta autoritaria. Parlando del presidente russo Vladimir Putin e di quello cinese, Xi Jinping, il tycoon li ha definiti “intelligenti e duri”, leader dal “pugno di ferro”, uomini che “amano il proprio Paese”. Criminali oligarchi degni di fargli compagnia.

Del presidente cinese ha detto, mostrando grande considerazione: “Controlla 1,4 miliardi di persone usando il pugno di ferro”. Xi, ha aggiunto, “fa sembrare bambini quelli come Biden”. Trump ha spiegato quale sia, secondo lui, il segreto dell’autoritarismo: “Noi abbiamo bisogno di qualcuno che ci protegga. Aveva ragione Orban (il leader ungherese destrorso): noi abbiamo bisogno di qualcuno che ci protegga”.

Anche se in lingua angloamericana, il tono di Trump ricorda terribilmente, anche se in modo più “pacato”, il più famoso tedesco Adolf.

La base repubblicana ha accolto questo passaggio con alti cori di approvazione. A quasi quattro mesi dalle elezioni, e in vantaggio in molti stati chiave su Joe Biden, l’ex presidente sente di avere le chiavi in tasca della Casa Bianca. Questo potrebbe portarlo a inasprire i toni, a parlare senza più remore, dopo aver promesso di “fare il moderato” per non spaventare gli elettori “timidi”. Ma quell’elogio ai leader autoritari verrà inevitabilmente usato dai Democratici per motivare la base a votare per Biden o per Harris , e a indicare la missione autunnale che attende milioni di elettori, come nei messaggi inviati via sms ai donatori: “Il 5 novembre sarà in gioco la democrazia”. 

Mai come adesso la democrazia è in gioco. E non solo. Guerra ed economia globale cambieranno di sicuro nel corso del 2024. E il 2025 non sarà solo un anno nuovo, ma un anno in cui forse la Storia dell’Umanità prenderà un corso inaspettato.

(Fonte:AGI)

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