(di Caterina Mennito)
La Campania sta affrontando una delle più gravi crisi idriche degli ultimi decenni, con un’allarme siccità che si estende su tutta la regione, minacciando settori vitali come l’agricoltura e la fornitura d’acqua potabile.
Negli ultimi mesi, la mancanza di piogge ha portato a un drastico calo delle riserve idriche. La provincia di Salerno, la Costiera Amalfitana, il Cilento e le isole di Ischia e Capri sono tra le zone più colpite, con gli invasi idrici che non riescono a garantire un approvvigionamento adeguato.
Questo ha messo in ginocchio l’agricoltura locale, un settore cruciale per l’economia campana, con colture che rischiano di essere compromesse.
I dati ISTAT mostrano che in Campania. la rete idrica presenta notevoli inefficienze, con perdite che raggiungono il 56.5% a Salerno e il 46% ad Avellino e Caserta, aggravando ulteriormente la crisi. A Napoli, la situazione è leggermente migliore, ma comunque critica, con un tasso di dispersione del 34.3%.
La situazione è così grave che molte regioni italiane, compresa la Campania, stanno chiedendo lo stato di emergenza. Diverse iniziative sono state messe in atto per risparmiare acqua, come il razionamento notturno e il divieto di utilizzo dell’acqua per scopi non essenziali. Inoltre, le autorità stanno valutando l’implementazione di misure drastiche per ridurre gli sprechi e migliorare la gestione delle risorse idriche.
L’urbanizzazione selvaggia ha ulteriormente complicato il quadro, impermeabilizzando vaste superfici di terreno che una volta avrebbero contribuito alla ricarica delle falde acquifere.
La risposta alla crisi, è fondamentale che i cittadini campani adottino comportamenti più sostenibili nell’uso dell’acqua e che le istituzioni investano in infrastrutture più efficienti per la gestione delle risorse idriche.
Solo attraverso un impegno congiunto si potrà sperare di mitigare gli effetti di questa emergenza e prevenire futuri disastri.