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Pet therapy: la mia esperienza personale

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Quando si parla di “pet therapy” spesso si pensa genericamente all’aiuto che gli animali( domestici e non ) apportano ai bambini, soprattutto a coloro che si trovano ricoverati nelle strutture sanitarie.

La pet therapy è molto più di un semplice conforto per bambini che soffrono di determinate patologie, come autismo, o nei reparti di lunga degenza.

Cani, gatti, conigli, porcellini d’india, ma anche cavalli e altri animali danno alle nostre vite quel senso di dolcezza di cui abbiamo bisogno, come l’aria, per la nostra anima.

Accarezzare una creatura vivente, vedere occhi diversi da quelli umani, rappresenta un’opportunità per comprendere il mondo e la Natura nella sua grandiosità.

Anni fa ebbi la fortuna di avere un cagnolino. Era un meticcio, mezzo maltese e mezzo qualcosa di indefinibile(!), ma con un cuore e una sensibilità che mi hanno segnato dentro l’anima. E’ stato un amico fedele, anzi, l’unico vero amico per quasi 14 anni. Anni questi in cui abbiamo vissuto insieme, in simbiosi di sguardi suoni odori, sensazioni che potrei dire “telepatia”.

Chi ha avuto con sé un animale “domestico” comprenderà quanto sono meravigliose le creature viventi di questo pianeta.

Pepe era il suo nome, figlio di Memole, una cagnolina che diede alla luce due gemelli, e la sorellina la adottarono altri parenti in Calabria.

Pepe ha condiviso con me tante piccole avventure, mi è stato sempre vicino, anche nei momenti più difficili, come quando mia madre morì alcuni anni fa.

Quando venne l’ambulanza a prelevare mia madre, Pepe sentiva la gravità dell’evento, e pianse, rimanendo sotto il suo letto, aspettando il suo ritorno. Mia madre ed io lo abbiamo adorato, ci sembrava un bambino, curioso, vivace, tenerissimo con quegli occhi vivi che ti chiedono ” che facciamo? Usciamo?”.

Piccolo grande Pepe, con i miei problemi motori facevo fatica a chinarmi per fargli indossare la pettorina, e lui aveva capito di mettersi a metà scala o saltare su una sedia per agevolarmi.

Ad ogni rientro a casa, faceva almeno 3 giri su se stesso per la gioia. Quando ci trasferimmo nella nuova casa, fece pipì su una busta contenente riviste scientifiche per centinaia di euro, rovinandole, ma io non me la presi. Gli perdonavo tutto, perché mi donava tutto.

Oggi, 4 luglio, in America è giorno di festa. Gli americani ricordano questa data per la loro storia nazionale, ma io la ricordo per il giorno in cui Pepe è volato per Ponte Arcobaleno. Ha avuto un infarto, era anziano ormai, e con la calda estate del 2019 se n’è andato. Lo trovai sotto il divano, dove si metteva per stare al fresco. Ho pianto così tanto che non mi vergogno a confessare di aver versato più lacrime per lui che per qualsiasi altra scomparsa, genitori compresi.

A volte mi torna ancora in mente qualche episodio simpatico, come una volta che rubò la dentiera di mia madre e corse per tutta casa con mia mamma che tentava inutilmente di farsela restituire, o a Natale, lasciandosi coccolare con la sciarpina a festa.

Quando mia madre è morta è stato un conforto vitale per me. Lo portai al cimitero 3 anni dopo, e fu lui a guidarmi istintivamente sulla sua tomba.

Quando se n’è andato ho preferito farlo cremare. Ora le sue ceneri sono dentro una scatolina bellissima con inciso sopra il suo nome, ed è la prima cosa che ho portato con me nel mio ultimo (forzato) trasloco.

Grazie Pepe.

Ora mi tiene compagnia una cagnolina affidatami da una persona molto buona che sa l’odissea che ho passato, si chiama Tsuki(luna in giapponese), una french bulldog che mi aiuta a vivere. Non è Pepe( ogni cane è diverso), ma provo per questa creaturina tantissimo affetto, e me ne prendo cura come con Pepe. E anche Tsuki è speciale a modo suo, è magica.

Se potete, adottate un cane o un gatto, o qualche creatura che possa farvi compagnia, che vi ascolti senza giudicarvi, che vi possa amare con una carezza e che il suo sguardo sia diretto a voi. Vi farà bene all’anima. Garantito.

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