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Elezioni nel Regno Unito

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(In foto)Il premier uscente che potrebbe consegnare agli archivi l’era Tory. E all’opposto, l’uomo che riaprirà la stagione laburista dopo 14 anni di dominio conservatore.

Rishi Sunak, attuale capo del governo conservatore, e Keir Starmer, capo del partito laburista e già considerato primo ministro in pectore, sono i due frontman che si sono giocati una delle campagne elettorali più brevi della storia d’Inghilterra. Una corsa che si chiuderà con un voto ampiamente scontato e che riporterà il Labour al numero 10 Downing street dopo quasi tre lustri di opposizione. Quattro anni fa, dopo la clamorosa sconfitta alle elezioni del 2019, pochi avrebbero scommesso che nel giro di poco il Labour sarebbe tornato a governare il paese con una maggioranza ampia. Dopo quella pesante debacle, Keir Starmer diventa leader del partito, mette nel cassetto il radicalismo di Jeremy Corbyn, riporta il Labour su posizioni riformiste e lavora tenacemente per la riconquista del potere.

Il Premier uscente Rishi Sunak

Il premier uscente Sunak sarà di sicuro ricordato non solo per essere stato il primo capo di governo di origine indiana e religione induista (oltre che essere il più ricco premier britannico di sempre con un patrimonio di 700 milioni di sterline), ma anche come l’uomo che rischia di portare a una sconfitta di proporzioni storiche i Tories, secondo alcuni sondaggi la più clamorosa di sempre. I conservatori, se le rilevazioni avranno conferma, potrebbe diventare il terzo partito del Regno Unito, superati non soltanto dal Labour, ma anche dai liberaldemocratici (e secondo altre rilevazioni perfino da Uk Reform Uk del brexit-man Nigel farage).

Originario della classe media, immigrato di seconda generazione, Sunak è figlio di un medico nato in Kenya e di una farmacista nata in Tanzania, (entrambi indiani). Laureato in Ppe (Politics Philosophy Economy) a Oxford, borsa di studio Fullbright e Master a Stanford, Sunak sa che non consehuirà la vittoria, ma corre ugualmente per limitare i danni, soprattutto all’interno del partito, lacerato da sterili e quanto mai negative faide interne. Il declino annunciato dei Conservatori tuttavia non è certo una sua esclusiva responsabilità. Sunak raccoglie l’eredità dei suoi predecessori, a cominciare da quel David Cameron responsabile dell’azzardo referendum su Brexit, passando per l’inutile Theresa May, il maldestro Boris Johnson e Liz Truss, protagonisti di una lunghissima stagione di governo conservatore che ha amplificato la disaffezione dell’elettorato moderato, volto ormai a nuovi e diversi orizzonti.

Il favorito Keir Starmer

Nato 62 anni fa a Southwark, alla periferia di Londra, cresciuto nella piccola città di Oxted, nel Surrey, Keir Starmer ha studiato diritto all’Università di Leeds e al collegio Saint Edmund Hall dell’Università di Oxford ed è diventato un avvocato specializzato nell’area dei diritti umani. Procuratore della Corona dal 2008 al 2013, è stato insignito nel 2014 dalla regina Elisabetta II del titolo di baronetto per il suo lavoro come pubblico ministero al Crown Prosecution Service. I genitori, di tradizione operaia, decisero di chiamarlo Keir in onore di Keir Hardie, fondatore proprio del partito laburista inglese, e si direbbe , nomen omen, un nome, un destino. Sposato, due figli, l’uomo che si prepara a insedierasi al numero 10 di Downing street tifa per l’Arsenal ed è anche vegetariano. “Come ho cambiato il partito laburista cambierò il Regno Unito”, ha esclamato inaugurando la campagna elettorale. Keir Starmer avrà il difficile compito di gestire le conseguenze della Brexit, un’economia ora non florida, con una crescita che stenta e finanze pubbliche in difficoltà, e una società, quella britannica, sempre più impoverita e diseguale, con problemi utlteriori nella sanità.

I leit motiv della sua campagna elettorale, dalle tasse all’immigrazione, sono state tutte orientate alla pancia degli elettori: “i laburisti aumenteranno le tasse”, “apriranno le frontiere ai migranti”, “cancelleranno Brexit”, ha detto Sunak. Da quello che dicono i sondaggi tuttavia, l’elettorato inglese non si fida più. Al contrario. Lo zoccolo duro di destra su cui Sunak ha puntato probabilmente trasferirà il suo voto al redivivo Reform UK di Nigel Farage, l’uomo della Brexit, sparito di scena per diversi anni e ritornato in occasione delle elezioni: il partito di Farage, secondo un sondaggio di YouGov pubblicato alla metà di giugno dal Times, avrebbe superato per la prima volta i conservatori in un sondaggio di opinione.

“Questo è il punto di svolta – era stato il commento di Farage – l’unico voto sprecato ora è un voto conservatore, siamo gli sfidanti del Labour e stiamo arrivando”. 

Goodbye, Tories.

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