E’ di 19 il numero delle persone che hanno perso la vita a causa del duplice attacco sferrato ieri a Derbent e Makhachkala in Daghestan. Lo ha reso noto il Comitato investigativo russo su Telegram confermando che tra le vittime di contano quattro civili, tra cui un prete ortodosso, mentre gli altri 15 morti sono agenti di polizia.
Nella città di Derbent uomini armati hanno attaccato l’antica sinagoga, sede di una comunità ebraica nella regione a maggioranza musulmana. L’agenzia di informazione statale russa Tass ha riferito che gli aggressori hanno sparato anche contro due chiese ortodosse vicine, uccidendo un agente di polizia e un prete. In una sparatoria separata avvenuta contemporaneamente, un gruppo di uomini armato ha aperto il fuoco sulla polizia a Makhachkala, la capitale del Daghestan, a nord lungo la costa del Mar Caspio.
Dietro c’è la mano dell’Isis
Il gruppo Wilayat Kavkaz, ramo del Caucaso settentrionale dello Stato Islamico, «ha probabilmente condotto l’attacco coordinato contro chiese, sinagoghe e strutture di polizia nella Repubblica del Daghestan il 23 giugno». A scriverlo è il think tank statunitense Isw(istituto per la guerra). «La filiale russa dell’IS-K ‘Al-Azaim Media’ ha pubblicato una dichiarazione il 23 giugno in seguito all’attacco elogiando «i loro fratelli del Caucaso» per aver dimostrato le loro capacità”, scrive Isw. «Al-Azaim non ha rivendicato l’attacco in sé» ma «il riferimento al Caucaso suggerisce fortemente che Wilayat Kavkaz sia responsabile dell’attacco», sostiene il think tank. «La struttura antiterrorismo regionale dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai (Sco) ha avvertito che Wilayat Kavkaz è diventata più attiva in seguito all’attacco al Crocus City Hall di Mosca del 22 marzo e ha intensificato gli appelli di reclutamento nel Caucaso settentrionale dall’aprile 2024».
Questo attentato genererà sicuramente una rappresaglia da parte delle istituzioni russe.
(Fonte: Il Mattino)