Ennesimo secco “NO” delle autorità egiziane alla cooperazione giudiziaria con l’Italia sul caso di Giulio Regeni, il ricercatore friulano torturato crudelmente e ucciso nel 2016 in Egitto. Secondo quanto è emerso nell’udienza a carico di quattro 007 egiziani, nei giorni scorsi la Farnesina ha trasmesso ai pm di Roma una nota della Procura Generale d’Egitto in cui si afferma che è «impossibile eseguire le richieste di assistenza giudiziaria» per far sentire nell’udienza di oggi quattro testimoni egiziani. Tra i testi previsti c’erano il sindacalista Said Abdallah, la coordinatrice di un Centro per i diritti economici e sociali, Hoda Kamel Hussein e Rabab Ai-Mahdi, la tutor di Regeni al Cairo. Alla luce di ciò il procuratore aggiunto, Sergio Colaiocco, ha chiesto alla Corte d’Assise di potere acquisire le testimonianze dei testi “assenti” raccolte nel corso delle indagini. «Siamo in presenza di testi che non hanno scelto liberamente di non essere qui. Le abbiamo tentate tutte per portare i testi qui», ha detto Colaiocco. «Nonostante tutto l’impegno profuso dalla procura e nonostante le richieste formali che sono state poste in essere dalla Farnesina, è innegabile l’ostruzionismo egiziano che pare a questo punto insormontabile –commenta Alessandra Ballerini, avvocato della famiglia Regeni –. Quindi il problema è l’ostruzionismo egiziano. Chiaro che chiunque dice che c’è collaborazione sta mentendo. Ed oggi ne abbiamo avuto le prove».
Verità. La aspettano i genitori di Giulio, i parenti, gli amici, e tutti gli italiani.
(FONTE: La Stampa)