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La Senatrice Liliana Segre insorge contro il premierato

“Facciamo appello a tutte le forze politiche affinché prevalga l’interesse generale, si ascoltino gli allarmi che autorevolmente sono stati lanciati e si prevengano i pericoli. Finché siamo in tempo“. Lo dichiarano gli oltre 180 costituzionalisti che hanno firmato un appello in cui si schierano con Liliana Segre e contro il premierato.

“La nostra Costituzione è un testo che va maneggiato con cura ed è naturale che quest’attenzione debba essere massima da parte di tutti i cittadini nel momento in cui il disegno di cambiamento investa i suoi punti chiave”, si legge nell’appello che tra l’altro sottolinea: “Ci sono però dei momenti nella vita di un Paese nei quali il progetto di cambiamento delle regole fondamentali assume un significato preoccupante. Sono questi i tempi nei quali alcune personalità di altissimo valore morale, pur non essendo ‘addette ai lavori’, sentono la necessità di uscire allo scoperto per denunciare possibili pericoli. Questo è quanto è avvenuto il 14 maggio di quest’anno, quando la Senatrice a vita Liliana Segre ha chiesto la parola per intervenire nel dibattito sul Premierato che si stava svolgendo nell’Aula del Senato”.

“Ascoltando quelle parole pronunciate con tanta autorevolezza, molti costituzionalisti e studiosi di diritto pubblico, anche i meno avvezzi a sottoscrivere appelli, hanno deciso non di prendere una posizione autonoma ma di mettersi al fianco di Liliana Segre”, si legge ancora.

“Tutti i timori esposti nell’accorato intervento della Senatrice Segre sono fondati. La creazione di un sistema ibrido, né parlamentare né presidenziale, mai sperimentato nelle altre democrazie, introdurrebbe contraddizioni insanabili nella nostra Costituzione. Una minoranza anche limitata, attraverso un premio, potrebbe assumere il controllo di tutte le nostre istituzioni, senza più contrappesi e controlli. Il Parlamento correrebbe il pericolo di non rappresentare più il Paese e di diventare una mera struttura di servizio del Governo, distruggendo così la separazione dei poteri. Il Presidente della Repubblica sarebbe ridotto ad un ruolo notarile e rischierebbe di perdere la funzione di arbitro e garante. Di fronte a tutto questo anche noi – come la Senatrice – non possiamo e non vogliamo tacere”, concludono i costituzionalisti.

Un bel po’ di nomi aderenti

Hanno aderito all’appello alcuni ex presidenti e vicepresidenti della Corte Costituzionale come Enzo Cheli, Ugo de Siervo, Gaetano Silvestri, Gustavo Zagrebelsky e, tra gli altri, (in ordine di adesione) i costituzionalisti Vittorio Angiolini, Agostina Cabiddu, Roberto Zaccaria, Federico Sorrentino; Sergio Bartole, Mario Dogliani, Franco Bassanini, Roberta Calvano, Antonio D’Atena, Mauro Volpi, Roberto Romboli, Paolo Caretti, Antonio Ruggeri, Paolo Ridola, Camilla Buzzacchi, Gian Candido de Martin, Maurizio Pedrazza Gorlero, Maria Cristina Grisolia, Massimo Villone, Francesco Pallante, Fulco Lanchester, Alfonso di Giovine, Stefano Grassi, Enrico Grosso, Enzo Balboni, Gianmario Demuro, Emanuele Rossi, Omar Chessa, Barbara Pezzini, Giuditta Brunelli, Andrea Pugiotto, Gaetano Azzariti, Cesare Pinelli, Roberto Bin, Claudio de Fiores, Pietro Ciarlo, Margherita Raveraira, Paola Marsocci, Agatino Cariola, Antonio Cantaro, Alessandro Torre, Tania Groppi, Massimo Siclari, Michela Manetti, Andrea Pertici, Luigi Ventura.

In tutto questo frastuono politico, il garante della Costituzione per antonomasia, Mattarella, non si è espresso.

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