E’ questo il titolo di un libro scritto da Saul Perlmutter( con il filosofo Jonh Campbell e lo psicologo Robert McCoun), vincitore del premio Nobel per la fisica nel 2011 per aver scoperto che le galassie si allontanano fra loro a velocità crescente, e l’universo si espande dunque in maniera accelerata. È stata così confermata un’intuizione di Albert Einstein del 1917, sulla quale il grande fisico aveva avuto in seguito dei ripensamenti, arrivando a considerarla il più grande errore scientifico della sua vita. L’americano Perlmutter, nato nel 1959, ha dimostrato che il vero errore di Einstein era stato l’aver creduto di essersi sbagliato. All’ultimo meeting dei premi Nobel, a Lindau(Baviera, Germania), la sua conferenza ha però riguardato problemi più generali, come il valore didattico ed educativo del metodo scientifico.
“Viviamo in un periodo in cui abbiamo grosse difficoltà a comunicare fra noi per risolvere problemi politici, sociali e tecnici in maniera costruttiva. Nel mondo c’è ormai un atteggiamento diffuso ad affrontare questi problemi con rabbia e superbia, e a pensare di essere in possesso delle risposte prima ancora del confronto. Si pensa che questo sia il modo corretto di affrontare le cose, ma a me sembra che da secoli la scienza ci abbia insegnato una lezione diversa: abbiamo imparato che non solo è molto facile, ma è addirittura probabile che in una discussione si parta con idee sbagliate. A volte facciamo errori globali nella comprensione del mondo fisico e della società umana. Altre volte gli errori sono locali, ad esempio riguardo all’accuratezza dei dati in nostro possesso. Abbiamo cioè imparato che ci sono molti modi in cui possiamo sbagliare, e molti modi in cui possiamo migliorare” dichiara il fisico americano.
Ciò presuppone che si possa effettivamente trovare la verità. Cosa che molti invece negano.
“Sicuramente gli scienziati pensano che ci siano molti aspetti del mondo per i quali si possa parlare di verità. Nel senso che il mondo si comporta nel modo in cui si comporta, indipendentemente dal modo in cui noi pensiamo. C’è una realtà oggettiva, anche se noi spesso possiamo soltanto avvicinarci. Il che è comunque sempre meglio che alzare le mani e arrendersi all’idea che non si possa sapere niente”…”Bisogna assegnare un grado di affidabilità alle soluzioni, proporzionale alla cura con cui si è considerata la possibilità di sbagliare. E bisogna anche accettare di affidarsi agli esperti, perché per quanto ciascuno di noi possa esserlo nel suo campo, non lo sarà in altri. Gli specialisti non hanno abbastanza larghezza di vedute, e i generalisti non vanno abbastanza in profondità. La conoscenza è un’impresa sociale, e dobbiamo lavorare tutti insieme”.
Nel frastuono di informazioni che ci assorda ogni giorno è sempre più difficile distinguere i fatti dalle notizie contraddittorie. Come prendere decisioni consapevoli su questioni di salute di fronte a consigli medici contrastanti? Come affrontare una discussione durante una cena con i suoceri che seguono esperti sul clima dalle posizioni diametralmente opposte?
Basato su un corso molto popolare dell’Università di Berkeley, Trovare il senso in un mondo senza senso mostra come analizzare in modo critico la realtà, prendere decisioni valide e risolvere i problemi – individualmente e collettivamente – utilizzando i trucchi del mestiere degli scienziati.
In un unico libro, un fisico premio Nobel, un filosofo e uno psicologo introducono i lettori agli strumenti e alle strutture che gli uomini di scienza hanno sviluppato per non ingannare se stessi, capire il mondo e prendere decisioni informate.
Utilizzando un linguaggio non accademico, esercizi di riflessione e illustrazioni, Trovare il senso in un mondo senza senso offre un approccio nuovo per dare un senso al nonsenso, imparando a costruire la fiducia per affrontare problemi grandi e piccoli.
Ve lo consiglio vivamente.