“ Quando l’ho saputo, sono rimasto come se mi avessero dato un pugno in faccia, non mi sembrava vero”. A dirlo è il padre di una ragazza vittima di violenza sessuale,” Chiara”, studentessa minorenne di Ravenna( il nome è fittizio per proteggerne l’identità). Il fatto è accaduto il 4 maggio scorso quando pensava di andare a una piccola festa tra amici e si è ritrovata in un locale con una decine di persone. Il tempo di salutare il padre che l’aveva accompagnata sul luogo, qualche drink e poi lo stupro da parte di quel ragazzo che nemmeno conosceva. Ora lui – un neo-maggiorenne ravennate – è indagato per violenza sessuale pluriaggravata: presto il Pm Caterina Sallusti potrebbe interrogarlo. Lei, intanto, a 16 anni appena si ritrova con questo terribile trauma.
Il padre: “Ho preferito non chiederle nulla sui particolari per non imbarazzarla: ho letto il verbale del pronto soccorso e poi ho cercato di cancellarlo dalla mente”.
4 Maggio, un sabato festoso: “Mi dice: ’stasera ci dobbiamo trovare a casa di un mio amico, posso andare?’ Mi dispiaceva dirle di no, cosa che mi fa sentire tutt’ora in colpa”. Alle 22.30 parte la macchinata con la 16enne e un paio di amiche. “Della festa non parlammo – ricorda la madre – era vestita normalissima, con dei jeans”. “Mia moglie e io eravamo tranquilli, ci fidavamo”, aggiunge il padre.
“Chiara” tornerà a casa alle 3.30 sull’auto della madre di un’amica: “Aveva pianto ma lì per lì non me ne sono accorto”, ricorda il padre. La madre però la sente parlare a notte fonda al cellulare: si sta confidando con l’ex fidanzatino. E saranno proprio i genitori di quest’ultimo, a loro volta avvisati dal figlio, ad allertare i genitori della 16enne: “Come un pugno in faccia”, continua a ripetere il padre. Il resto si materializza il giorno dopo con la vista al Pronto Soccorso e l’intervento dei Carabinieri per sequestrare gli abiti della 16enne. “Lui è pure riuscito a trovare il suo numero e mandarle un messaggio di questo tenore quando era dalla ginecologa: ’non avevo capito che non volevi sennò mi sarei fermato’. Ma lei – ricorda la madre – era stata esplicita nel dire che non voleva, che sentiva dolore: di fermarsi. Non ci voglio pensare…”.
La violenza verso la propria figlia è come essere violentati anche come genitori, vedendo il dolore che non può restare dentro, ma espandersi all’intero nucleo familiare.
Donna vita libertà.