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Mafia e archeologia

Anfore di epoca tardo romana e un basamento di marmo riproducente scene mitologiche scolpite su tutti i lati di età ellenistico-romana: sono i beni archeologici di grande valore sequestrati dalla Dia a un trafficante internazionale di opere d’arte collegato al defunto boss Matteo Messina Denaro. Il decreto è stato emesso dal Tribunale di Trapani nei confronti del trafficante a cui erano già stati confiscati numerosi beni per i suoi legami con Cosa nostra e per gli affari con la famiglia mafiosa di Castelvetrano, nel Trapanese.

A carico del destinatario del provvedimento sono emersi molti indizi riguardo alla sua pericolosità per il suo ruolo di trafficante internazionale di reperti archeologici. L’uomo era stato già accusato in passato di legami con la mafia, attestati da diversi collaboratori di giustizia. Il sequestro dei beni archeologici, emesso a fronte di una proposta a firma congiunta del Direttore della DIA e del Procuratore della Repubblica di Palermo, ricalca i precedenti provvedimenti adottati dopo aver constatato la sproporzione tra le fonti di reddito e gli impieghi del nucleo familiari del destinatario della misura. Le opere d’arte saranno affidate per la custodia alla Soprintendenza dei Beni Culturali e Ambientali al fine di renderle nuovamente fruibili alla collettività.

Vorrei far presente che il sottoscritto ha presentato denuncia presso la GdF riguardo un tombarolo che su tiktok ha avuto lo spudorato coraggio di vendere monete antichissime. Il tiktoker stesso dice ” non so se è illegale, legale…”.

Ignorantia legis non excusat, caro tombarolo. E non serve conoscere il latino. Tu stai compiendo un reato gravissimo, e hai anche dichiarato in video di voler vendere questo patrimonio storico all’estero, sfacciatamente. Meriti la galera. Come cittadino, ho assolto al mio dovere e senso civico. Resta alle forze dell’ordine portare a termine una indagine dove le prove sono sotto gli occhi di tutti, di milioni di utenti.

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