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G7, sul diritto all’aborto Parigi e Berlino sono categoriche : “L’Italia non lo vuole nel documento finale”

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 Ursula von der Leyen era appena atterrata all’aeroporto Karol Woityla di Bari quando uno dei suoi collaboratori le si è avvicinato per mostrarle quello che sarebbe successo nelle ore successive: il primo incidente diplomatico del G7 italiano. Da Bruxelles era trapelata infatti la notizia di uno scontro tra l’Italia, la Francia e la Germania sul documento finale che dovrà essere diffuso alla fine del summit. Un conflitto diplomatico su un passaggio tanto delicato, quanto scivoloso: «L’accesso all’aborto sicuro e legale e alle cure post-aborto».

Il riferimento era stato inserito nel documento, ma l’Italia avrebbe chiesto di cancellarlo, trovando però la forte contrarietà degli altri Paesi. Una posizione che era già apparsa lo scorso anno al vertice di Hiroshima, quando i Sette concordarono sul «pieno impegno per assicurare salute e diritti sessuali riproduttivi completi per tutti», anche in riferimento all’ «accesso all’aborto». E che ora diventa più importante, per questioni di politica interna: la Francia di Emmanuel Macron è in campagna elettorale e il leader francese non può dare nemmeno l’impressione di essere remissivo su un nodo così sensibile. E lo stesso vale per gli Stati Uniti di Joe Biden, che ha fatto del diritto all’aborto una delle bandiere contro l’ultraconservatorismo di Donald J. Trump.

Ma sul serio la presidenza italiana vuole aprire un caso internazionale su un argomento così delicato? Mentre Ursula von der Leyen cercava di capire cosa succedeva, da Palazzo Chigi arrivava (ovviamente)un’imbarazzata smentita, che in realtà tale non era. «Nessuno Stato ha chiesto di eliminare il riferimento alle questioni relative all’aborto dalla bozza delle conclusioni del vertice G7», era la premessa di Palazzo Chigi. «Ci troviamo in una fase in cui le dinamiche negoziali sono ancora in corso. Tutto quello che entrerà nel documento conclusivo sarà un punto di caduta finale frutto di un negoziato fra i membri G7». Dunque: i negoziati sono attualmente in corso, al momento nessuna decisione definitiva è stata presa. E quel passaggio potrebbe quindi rientrare nel testo finale.

La notizia, tuttavia, crea scompiglio nel momento in cui si diffonde tra le delegazioni. «Ma davvero vogliamo fare un salto così indietro nel tempo? Che sta succedendo da voi in Italia?», domandavano allarmati i giornalisti nipponici che popolavano il Media center alla Fiera del Levante di Bari, dove soltanto ieri 800 persone si sono registrate.

Secondo diverse fonti, a suggerire lo stop- «che è comunque su temi che non erano sul tavolo di questo G7», sottolineano dalla delegazione italiana – potrebbe essere stata la volontà di non urtare la sensibilità di papa Francesco, ospite eccezionale del summit.

Ad ogni modo, non è il primo conflitto sui diritti che vede coinvolta la Sig.ra Meloni: al vertice nipponico del 2023 il canadese Justin Trudeau aveva già avuto modo di polemizzare sui diritti civili con la premier sui diritti Lgbtq+. Detto anche che nelle delegazioni degli altri paesi c’è stata, a fronte della posizione italiana che chiedeva di cancellare il riferimento all’aborto, molto stupore.

Lo scontro sull’aborto non è certamente l’avvio più sereno di un G7 che si preannuncia particolarmente delicato.

Oggi alle 10:30 l’avvio ufficiale con la foto classca di rito. Poi toccherà a Volodymyr Zelensky e al problema ucraino. Sul tavolo la questione dell’utilizzo degli asset russi congelati da mettere a disposizione dell’ucraina.

Questo è Risiko(TM), con noi coinvolti.

(Fonte:La Repubblica)

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